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Blog » 2015 » Aprile » 16 » E la tua libido, che fine ha fatto? La lenta discesa verso l’inevitabile atterraggio di emergenza. Dai porci con le ali di 40 anni fa, ai po
19:02
E la tua libido, che fine ha fatto? La lenta discesa verso l’inevitabile atterraggio di emergenza. Dai porci con le ali di 40 anni fa, ai po

Il Prof. Giorgio Abraham, nel campo della sessuologia, della psicoanalisi e della scienza psichiatrica, è una celebre eccellenza tutta italiana.

Nel suo campo, a detta di molti, è il primo al mondo. Neppure a dirlo, in Italia è conosciuto quasi soltanto dagli addetti ai lavori; non sia mai che il nostro paese attribuisca meritati riconoscimenti a un proprio nativo quando è ancora in vita. Nonostante la sua età avanzata (ha 89 anni) lavora ancora tutti i giorni in quel di Ginevra, città dove si è trasferito, scappando via dalla sua Genova nel 1960 “la mia adorata città nella quale non avevo alcun futuro”. Lì ha ottenuto la cattedra in Psichiatria e dal 1968 insegna anche alla facoltà di medicina “sessuologia e relazionalità della coppia”. Ha scritto diversi libri di cui gli ultimi (e li consiglio a chiunque sia interessato) sono “La scienza della coppia” Como editore Lyra, 1990; “Un amore tutto nuovo: innamorarsi dopo i quarant’anni”, Milano editore Mondadori, 1995 e l’ultimo uscito in Italia “I mille volti del piacere”, Milano, Mondadori, 2002.

La particolarità affascinante del suo lavoro consiste nel fatto che è un pensatore abituato ad assumersi rischi intellettuali: fa previsioni. Ciò che lo rende eccellente e non soltanto amante del rischio consiste nel fatto che l’azzecca sempre. Nel 1996 fece scalpore un suo celebre articolo nel quale prevedeva che l’irruzione della virtualità nel mondo umano avrebbe completamente alterato i codici dello scambio sessuale sdoganando le pulsioni sado/maso e introducendo il concetto di “ferocia” nella relazionalità psico-sessuale. “Da quel momento, sarà breve il tempo in cui queste manifestazioni dello psichismo umano coleranno nella socialità riportando lo scambio sociale a modalità primitive, tribali, dove la brutalità si affermerà come condizione di base di costruzione dell’immaginario collettivo”. Nel 2004, quando in Usa esplose lo scandalo delle torture inflitte a prigionieri iracheni nel carcere lager di Abu Ghraib da parte dei marines, la sua opinione e testimonianza in diverse interviste televisive gli regalò una meritata fame planetaria. Italia sempre esclusa, si intende.

Decisamente illuminante una sua dichiarazione del 2009 a proposito di facebook.

Sosteneva il prof. Abrahams. “Se nel 1975 ci fosse stato facebook, dopo pochi mesi sarebbe esplosa la rivoluzione sociale in tutto il pianeta e nessuno avrebbe mai potuto fermarla. In quell’epoca, infatti, la liberazione sessuale era intimamente legata alla lotta per la liberazione umana individuale sia psicologica che sociale e politica. Facebook avrebbe fatto da acceleratore, da facilitatore e il potere costituito non avrebbe mai potuto contrastare l’irruzione di centinaia di milioni di persone che pretendevano il proprio diritto al piacere dell’esistenza. Non è un caso che sia stato inventato e lanciato nella seconda metà della prima decade del millennio, nel momento di più alta repressione sessuale dell’occidente, dopo aver abbattuto, frantumato e polverizzato il concetto di seduzione, la pratica dell’erotismo e lo scambio sessuale creativo tra eguali. In compenso è stata sdoganata la pornografia che è diventata mainstream, il corrispondente sessuale dell’attività speculativa finanziaria sui mercati”.

Gli esseri umani ridotti a un numero, a carne senza anima un tanto al chilo e al centimetro, sono facilmente manipolabili perché producono e manifestano fantasie indotte, non individualmente originali, quindi manifestano delle pulsioni sessuali prive di creatività. E la sessualità, priva di creatività soggettiva, abbatte l’erotismo.

Una ricerca condotta sette mesi fa in Giappone ha dato risultati allarmanti, confermati da identici risultati di una ricerca analoga condotta in Usa: la sessualità tra adulti giovani dai 18 ai 28 anni è crollata, con una aggravante pericolosa. Il 58% dei soggetti campione sostengono di “vivere la sessualità come un mezzo e non come un fine”. L’obiettivo, infatti, non consiste più nel raggiungimento di un orgasmo privato e insostituibile nella sua originalità, bensì nell’uso della sessualità secondo due modalità: quella dell’uso a fini mercantili (per far carriera, per incastrare gente danarosa, ecc.) e quella della pulsione narcisistica che rappresenta il vero orgasmo: “si fa sesso ma il vero orgasmo consiste nel selfie che poi si diffonderà presso i propri conoscenti”. Così dichiara un giovane su due in Giappone, Corea del sud, Usa, Gran Bretagna, Germania, Olanda (non esistono ancora dati sull’Italia). La propria sessualità diventa, quindi (inconsapevolmente) il set di un film porno in cui si è protagonisti: si gode all’idea che qualcuno ci guarderà mentre lo facciamo.

Viene abbattuto il concetto di privacy. Di mistero. Di ambiguità. Quindi, viene cancellata -come inutile- la seduzione e la seduttività.

Fondamentale per chi opera in rete e lucra sulle attività di strategia sul web. Il computer, in verità, non ha neppure 1 chance su 100 di poter competere con uno sguardo, una voce vera, un lieve contatto tattile, ecc: produce di continuo materiale pornografico gratuito a disposizione di chiunque. L’aspetto clamorosamente allarmante consiste nel fatto che nessuno si è mai chiesto: “ma chi ci guadagna? Perché offrono gratis il porno? Come mai?”.

Il motivo mi sembra chiaro: abituare gli umani alla sconfitta e cancellazione dell’erotismo, alla scomparsa del concetto di seduzione, condizioni fondamentale per schiavizzarli.

Nel 2014 in Italia il consumo di pornografia sul web, in Italia, è aumentato del 156% rispetto al 2013, anno in cui era aumentato del 340% rispetto al 2012. Sono circa 10 milioni gli italiani (un sesto della popolazione) che ogni giorno si autoalimentano di immagini de-erotizzanti pensando che stanno invece alimentando il loro erotismo, mentre invece lo stanno cancellando poco a poco.

I dati sull’Italia sono in linea con il trend occidentale: nel 1976 il sesso era il secondo valore degli italiani; al primo posto c’era la libertà. Oggi, la libertà sta al settimo posto e il sesso all’ottavo.

Nel 1977 fu pubblicato un romanzo, allora, di grande successo, che si chiamava “Porci con le ali”. Parlava della libertà legata alla sessualità. Lo stesso anno usciva un celebre disco dei Pink Floyd che si chiamava Animals e aveva un brano che titolava “pigs on the wings” (ecco il brano in questione, indimenticabile:https://youtu.be/8XjY2m0bAaU).

I tempi di porci con le ali non esistono più.

Quelli dei porci sulle ali, invece sì: sono quelli attuali.

Rappresentano l’insostenibile peso sulle ali della nostra liberazione che non può avvenire se non ci liberiamo da questi corpi estranei al corpus sociale della cittadinanza.

Recuperare l’erotismo, la seduzione, la sessualità creativa e sottrarsi alla pornografia è la base di partenza per una progettualità libertaria di tutti noi.

C’è da rifletterci.

E per alimentare il nostro dibattito interiore propongo questo breve testo firmato Luciano De Crescenzo, un autore in voga alla fine degli anni’70, napoletano doc, oggi piuttosto dimenticato. Ma sempre attivo.

Soprattutto, sempre e ancora stimolante.

Sostiene Luciano De Crescenzo:

Una sessuologa scandinava ha definito il maschio italiano il partner migliore esistente sulla piazza, soprattutto se valutato sulla tenuta delle due settimane, e di questo la ringrazio commosso, anche a nome dei miei compatrioti. Ciononostante, mi permetto di dissentire dalla sua analisi, essendoci stato in questi ultimi anni, dalle nostre parti, un sensibile calo della libido. Cominciando dal sottoscritto, infatti le due settimane rappresentano un impegno proibitivo, e a tale proposito, la pregherei di informare le sue graziose connazionali che, mentre sulla breve distanza, ovvero sul week-end, possiamo ancora dire la nostra, sul ponte di quattro giorni non rilasciamo alcuna garanzia. Tempo fa sono stato ospite di uno show televisivo dove si esibivano dodici fanciulle pressoché nude o, per meglio dire, “vestite” solo di disegni zodiacali. Stavamo tutti assiepati dietro le quinte del Teatro Romano di Benevento in attesa di essere chiamati da Pippo Baudo. Presenti, tra i tanti artisti, anche cinquanta studenti di una scuola locale vestiti da personaggi di Walt Disney. Ebbene, ho avuto modo di osservare come nessuno dei ragazzi si sia mai voltato a guardare le modelle. Gli unici ad avere lo sguardo stravolto eravamo: io, i pompieri, i carabinieri e il funzionario di servizio.

Da che cosa dipende il calo della libido delle nuove generazioni? Non lo so, non sono un esperto in materia. Al massimo potrei definirmi un dilettante, nel senso letterale del termine. Provo quindi ad avanzare solo delle ipotesi, e a tale proposito cito due versi di un’antica canzone napoletana: “Le tue trezze nere me mettono / int’o core mille male pensiere”. Ora la mia tesi è che i “male pensiere” (e con essi il testosterone) siano direttamente proporzionali alle difficoltà che s’incontrano nel convincere l’altro sesso. L’erotismo, in altre parole, sarebbe una molla che scatta solo se qualcuno, in precedenza, ha provveduto a comprimerla.
Dicevano i futuristi: “Perché solo la Vista e l’Udito debbono godere dell’arte? E il Tatto? Che vi ha fatto di male il Tatto per privarlo dei piaceri estetici?”. E s’inventarono le mostre tattili, ovvero rassegne di opere che si potevano solo toccare. Il visitatore immergeva la mano in uno scatolone di legno ed entrava in contatto con il capolavoro. Fuori il titolo (L’Eternità, L’Invidia, L’Infinito) e dentro l’opera (uno strato d’ovatta, una spazzola, una pezza bagnata). Una delle opere era intitolata Erotismo, e fu grazie a essa che riuscii, finalmente, a capire il mistero del sesso. Si trattava di una tavoletta di gomma, quadrata, larga all’incirca quaranta centimetri per quaranta e alta cinque. Nella gomma erano stati praticati trentasei buchi, tutti in fila per sei. Su un cartello si leggeva: “Introducete un dito nel buco preferito, facendo attenzione, però, perché in uno dei buchi è nascosto un chiodo rivolto verso l’alto”. Infilai subito l’indice nel primo foro in alto a sinistra e, non trovando nessun chiodo, proseguii, con cautela, a esplorare tutti gli altri pertugi. Più andavo avanti e più avevo paura di pungermi. Solo alla fine, quando mi resi conto che non c’era nessun chiodo, capii il messaggio dell’artista.
L’erotismo è una stanza buia dove si entra con molta curiosità e con un pizzico di paura, è il possesso della persona amata unito all’ansia di perderla, è la continua ricerca del limite. Se invece accendiamo la luce, sparisce tutto il piacere e con esso anche l’erotismo.

Luciano De Crescenzo

 

 

 

 

 

 

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