Qual è secondo lei la Via Crucis della politica?
«Nel liberismo sfrenato al quale aggiungerei la distruzione del vecchio mondo borghese basato sull’etica, la religione, i diritti sociali, il riconoscimento della famiglia, spazzati via perché ormai incompatibili con l’ordine mondiale liberista che non può accettare tutte queste cose e deve imporre un piano liscio del mercato, senza alto e basso, senza valori di riferimento, senza destra e sinistra e che fa della politica una pura continuazione dell’economia con altri mezzi».
In cosa identifica la Via Crucis e la Resurrezione dell’uomo di oggi?
«Se la Via Crucis sta negli elementi che ho appena elencato, in questa notte del mondo come direbbe Heidegger, in questo buio totale, la sola Resurrezione sta nel sapere che Dio è morto e dopo tre giorni può risorgere se noi non ci arrendiamo a questo scenario totalmente alienato e manteniamo un orientamento positivo a tutto questo».
E’ anche una questione etica e di valori di riferimento?
«Sì, perché il mondo neoliberista si regge sulla distruzione di tutti i valori e sul nichilismo pienamente realizzato. Quindi, occorre recuperare anche i valori di riferimento come ad esempio, almeno per quello che mi riguarda, la solidarietà».
Hanno colpito molto le immagini del Papa tra i detenuti di Rebibbia durante il rito della lavanda dei piedi. Da ateo, pensa che il Giubileo straordinario incentrato sulla misericordia possa rappresentare un passaggio cruciale anche per i non credenti?
«Io non mi definisco affatto ateo e anzi, mi sottraggo a questa demenziale divisione tra atei e credenti che è l’equivalente ideologico di destra e sinistra. Ciò detto, riconosco nella religione, sia islamica sia cristiana, una eroica forma di resistenza al monoteismo del mercato. Per la religione, Dio sta in cielo e non è merce, mercato, denaro. Non posso che guardare con ammirazione a gesti come quelli di Papa Francesco, l’ultimo allievo di Marx e di Gesù Cristo rimasto sulla terra».