Su Naked Capitalism, Yves Smith racconta un retroscena interessante : una lettera di Tsipras, indirizzata alla Merkel e trapelata alla stampa, testimonia lo stato di disperazione del governo greco, e il successo dei suoi creditori nel metterla all’angolo e farla capitolare. Tutte le speranze legate alla sua elezione sembrano oramai spente: le istituzioni europee non hanno cambiato atteggiamento, semplicemente perché un’altra eurozona non è possibile.
di Yves Smith, 23 marzo 2015
Se il piano della Troika era di mettere alla fame il governo Tsipras, ottenendo o una capitolazione o una sua perdita di credibilità interna, il lavoro sembra a buon punto.
FAZ riferisce che il governo greco rimarrà a corto di fondi entro l’8 aprile prossimo. Stasera, il Financial Times ha riportato che il 15 marzo il primo ministro greco Alexis Tsipras ha inviato una lettera dal tono disperato ad Angela Merkel. Questa ha convinto la Merkel a incontrarlo la settimana scorsa ad una conferenza UE e ad organizzare un incontro faccia a faccia per domani.
Alexis Tsipras, il primo ministro greco, ha avvertito Angela Merkel che sarà “impossibile” per Atene onorare le scadenze del debito previste nelle prossime settimane se l’UE non fornirà assistenza finanziaria a breve termine…
Nella lettera, Tsipras ha avvertito che il suo governo sarà costretto a scegliere tra pagare i debiti, principalmente al Fondo Monetario Internazionale, o continuare la spesa sociale. Egli accusa la Banca Centrale Europea di limitare la capacità della Grecia di emettere debito a breve termine e le autorità di salvataggio dell’Eurozona per il loro rifiuto di erogare aiuti prima che Atene adotti una nuova serie di riforme economiche.
Stranamente, il report del Financial Times non fa menzione del fatto che il capo della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ha offerto 2 miliardi di euro di aiuti umanitari. Tuttavia, è possibile che qui ci sia meno di quel che sembra. Se si legge attentamente il testo, i 2 miliardi sono il massimo di quanto la Grecia potrebbe ottenere . E Juncker ha sottolineato, “che essi non sono destinati alle casse dello stato greco, ma a sostenere gli sforzi per creare crescita e coesione sociale in Grecia.” Ciò sembrerebbe implicare che ci sono delle condizioni da rispettare per ottenerli o che ci sarà una rigorosa supervisione su come vengono utilizzati i fondi. E non è chiaro quanto rapidamente i fondi sarebbero erogati.
Ma se vogliamo prendere per buona la dichiarazione di Juncker, i 2 miliardi servono per finanziare programmi specifici. E poiché in campagna elettorale Syriza ha promesso 1,8 miliardi per programmi umanitari, lo scopo dell’offerta di Juncker potrebbe essere quello di finanziare questa parte delle riforme greche in modo da eliminare questo pomo della discordia e un potenziale disastro nelle relazioni pubbliche. Inoltre, potrebbe anche essere che l’erogazione di questi fondi sia subordinata al fatto che la lista di riforme della Grecia venga negoziata e approvata.
Ma anche se consideriamo queste poche buone notizie, il quadro rimane grigio. Dal “giornale rosa” [Il FT NdVdE]:
All’incontro di giovedì a Bruxelles con la Merkel e un piccolo gruppo di altri leader dell’Unione Europea — tra cui il Presidente francese François Hollande e il capo della BCE Mario Draghi – gli sforzi di Tsipras per assicurarsi un rapido finanziamento da parte della BCE o degli istituti di credito dell’eurozona sono stati respinti .
In un’intervista, Luis de Guindos, ministro delle finanze spagnolo, ha detto che i suoi omologhi dell’eurozona non firmeranno un nuovo finanziamento di salvataggio fino a che una nuova serie completa di riforme non verrà approvata e implementata dalle autorità greche, un processo che potrebbe richiedere mesi.
Questo commento di de Guindos è più letale di quanto sembri. Egli è diventato il più intransigente dell’Eurogruppo, il comitato dei ministri delle finanze. Occorre ricordare che perché la Grecia ottenga i prestiti a breve termine di cui ha bisogno, deve ottenere la benedizione non solo della Troika, ma anche dell’Eurogruppo. E quel voto deve essere unanime. Un unico dissenso può bloccare la Grecia. Quindi il fatto che de Guindos si rifiuti di firmare un cambiamento delle procedure, significa che la Grecia è ancora obbligata a presentare una lista dettagliata di riforme e lavorare con la Troika per arrivare a una versione reciprocamente accettabile.
Ma ricordiamo che de Guindos non è l’unico a vederla così. Anche la Merkel la scorsa settimana ha dichiarato, infatti, che la Grecia deve aderire al processo stabilito nella nota di febbraio che ha firmato con l’Eurogruppo. Dalla Reuters:
“L’accordo del 20 febbraio è ancora interamente valido. Ogni paragrafo del contratto conta” ha detto la Merkel ai giornalisti tedeschi che le chiedevano se adesso stesse offrendo denaro in cambio di promesse, a cui molti dei suoi sostenitori non credono più…
La Merkel ha insistito sul fatto che solo il completamento delle misure approvate — dopo una revisione finale delle istituzioni creditrici — potrebbe soddisfare i creditori, tra cui l’eurogruppo dei ministri delle finanze dell’eurozona.
“Il governo greco ha la possibilità di sostituire singole riforme lasciate in sospeso dal 10 dicembre con altre riforme, se queste… hanno lo stesso effetto. Le istituzioni e quindi l’eurogruppo devono decidere se esse hanno effettivamente lo stesso effetto” ha detto, notando che l’Irlanda ha fatto tali cambiamenti con il sostegno della UE.
Cerchiamo di capire cosa significa: la scorsa settimana la Merkel sapeva che il governo greco stava minacciando di fare bancarotta al fine di ottenere l’erogazione di alcuni fondi senza aver completato il processo sottoscritto meno di un mese fa. Ed ha rifiutato di venire a patti.
Il Financial Times ci fornisce altri dettagli sulla lettera alla Merkel:
La lettera di cinque pagine di Tsipras è particolarmente critica sulla BCE, che secondo lui ha vietato alle banche greche di detenere più debito pubblico a breve termine di quanto già ne avessero quando è stata richiesta la proroga dell’attuale salvataggio il mese scorso — un limite che ha impedito ad Atene di utilizzare i buoni del tesoro per far fronte alle impellenti esigenze di liquidità, perché le banche greche sono diventate quasi l’unico acquirente di questo debito.
Il primo ministro greco ha insistito che la BCE avrebbe dovuto tornare alle “condizioni di finanziamento delle banche greche” esistenti immediatamente dopo l’elezione del suo governo — quando le regole della BCE erano più indulgenti — una volta che, il mese scorso, è stato raggiunto l’accordo per prorogare fino a giugno il salvataggio da 172 miliardi di euro.
Anziché facilitare la vita ad Atene, la BCE sta valutando la possibilità di aumentare il suo potere di indirizzo sulle banche greche rendendo giuridicamente vincolante il requisito di non aumentare il numero di titoli di stato in portafoglio. Una decisione a riguardo è prevista questa settimana.
Egli ha anche criticato la BCE per aver aumentato l’importo dei prestiti d’emergenza della Banca centrale alle banche greche “ad intervalli più brevi rispetto al normale e con incrementi piuttosto piccoli”, sostenendo che tale politica ha continuato “a incitare la speculazione e a diffondere incertezza sul sistema bancario greco”.
Come abbiamo fatto notare nel nostro post di venerdì scorso, dopo che Tsipras si era incontrato con Draghi, la Merkel, il Presidente francese Francois Hollande, Juncker, il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il capo del Consiglio CE Donald Tusk, il Financial Times ha scritto che Draghi era “furioso” per come la Grecia sta rendendo il lavoro difficile agli ispettori dalla BCE, della Commissione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Viene da chiedersi se qualcuno non gli abbia mostrato la lettera di Tsipras e quella l’abbia reso così furioso.
Il rapporto della Reuters sulla riunione della scorsa settimana diceva che i funzionari hanno detto a Tsipras che se lui avesse presentato un piano, l’Eurogruppo si sarebbe riunito in breve tempo. Ma il messaggio sembra chiaro: il governo greco ha bisogno di rimpolpare i suoi piani di riforma, e il punto di partenza è fare le vecchie, odiose riforme strutturali, lasciare che gli ispettori della Troika facciano il loro lavoro e solo allora la Grecia potrebbe ottenere qualche soldo.
Temevamo fin dall’inizio che lo slogan di Syriza, “Sta arrivando la speranza ” fosse di cattivo augurio. Sembra che il governo greco abbia riposto troppa speranza nell’idea di poter mettere i creditori l’uno contro l’altro (cosa che giudicavamo notevolmente ingenua) o nel fatto che i suoi creditori sarebbero stati così riluttanti verso un default greco da passare in modalità “extend and pretend” (tirare avanti e far finta di niente, ndT) e gettare alla Grecia un salvagente finanziario. Vedremo quali provvedimenti l’amministrazione Tsipras prenderà, ora che ha constatato che la Troika ha chiuso tutte le porte e non sembra farsi scrupoli ad accendere il riscaldamento.