Lo scorso 30 aprile sono stata invitata ad un convegno alla Sapienza di Roma incentrato sulla Governance Europea: rischi e potenziali per i Paesi membri.
Non è elegante gironzolare intorno ad un problema, preferirei chiamare le cose con il loro nome mettendo i puntini sulle i (KANT).
La Governance europea è un bel problema ed i parlamenti nazionali ed europeo traballano, malgrado tutto.
Un esempio chiarificatore lo prendo a prestito dall’ultimo rapporto sulla legislazione presentato di recente in Parlamento. Per la parte di competenza della legislazione europea si legge che: la crisi economica e finanziaria, dopo lo scoppio nel 2008, ha avuto un impatto profondo non soltanto sulla qualità e la quantità della produzione legislativa, ma anche sull’assetto stesso dei poteri decisionali tra le Istituzioni e sulla scelta degli strumenti giuridici.
LO STRUMENTO GIURIDICO più UTILIZZATO è IL REGOLAMENTO (60%) a discapito delle direttive che poi devono essere declinate e recepite (magari talvolta con ampie discrezionalità) dai singoli stati membri. Così ampi che talvolta si sconfina determinando le numerose di procedure di infrazione di cui noi siamo tristemente maestri.
IL TUTTO CON L’IPOCRITA (A MIO AVVISO) GIUSTIFICAZIONE DI VOLER RIMETTERE IN ORDINE LE FINANZE EUROPEE A FRONTE DELLE TURBOLENZE CAUSATE DALLA CRISI DEL DEBITO SOVRANO E DALLE SPECULAZIONI FINANZIARIE.
La nostra idea d’Europa è differente, lo spazio dell’Europa sta oltre l’egemonia dei mercati, è un patrimonio comune che pone al centro di se stessa la questione della democrazia, il cuore della sovranità E CONVIVENZA TRA I POPOLI (UNITI NELLA DIVERSITA’).
Nel 1989, Jaques Delors pronunciò di fronte al Parlamento Europeo un discorso dai toni forti e chiari che mi permetto di sintetizzare in una riga: “abbiamo bisogno di una struttura istituzionale in grado di resistere alla tensioni”, in un certo senso la via era tracciata.
Solo 20 anni dopo arrivò il Trattato di Lisbona (1 dicembre 2009) e con esso la carta dei diritti fondamentali, mentre, in un certo senso, abbiamo perso per strada la stesura di una vera e propria Costituzione che unificasse e fungesse da base comune per tutti i paesi.
L’Unione europea dal 1 dicembre 2009 ha una Carta giuridicamente vincolante, i cui valori fondativi sono la dignità umana, la libertà, l’eguaglianza e la solidarietà, al centro di questo del sistema solare c’è la PERSONA.
Quale tipo di europa vogliamo? un Europa di doveri, di obblighi o un’Europa di diritti civili?
Se oggi l’opinione pubblica percepisce l’Europa come un’enorme sgrammaticatura, qualcosa deve essere andato storto.
Per noi cittadini la promessa di un futuro migliore è una speranza che sta svanendo.
Sotto il cielo elettrico della crisi ci prepariamo a vivere con il segno meno davanti: meno risorse, meno consumi, meno diritti mentre LE RIFORME STRUTTURALI SEMBRANO DIVENTATE L’UNICA PRIORITA’
Lo stile di vita europeo è “in svendita” malgrado il Quantitative Easing (LIQUIDITA’ avviata DALLA BCE).
In soli 3 anni (2008/10) il debito pubblico aggregato dei paesi Ue è aumentato di circa 20 punti passando dal 60 all’80 % del Pil.
Riuscirà il Piano Junker a resuscitare la “locomotiva”? Molti amatori di questa Europa non hanno dubbi, certo a me un dubbio mi viene se penso che il piano Junker ha tolto 77 miliardi ad Horizon 2020? che senso ha?
L’interpretazione dei bilanci può non essere univoca ma i numeri sono numeri e con quelli si deve fare i conti. Sicuramente la TROIKA ha dato manforte ai governi nel diffondere una rappresentazione della crisi di bilanci pubblici come se fosse dovuta all’eccessiva generosità dello stato sociale nei decenni precedenti.
E allora cosa resta di quella grande illusione, di quella avanguardia, di quel progetto di incivilimento, di progresso sociale senza precedenti al mondo?
Il resto di niente.
I paesi membri, divisi su tutto, sono arrivati alla conclusione comune e tragica, che il modo migliore per risanare i bilanci sia insistere nella riduzione della spesa sociale. Prosegue QUINDI UN DIMAGRIMENTO delle risorse dal basso verso l’alto.
Ciò che noi chiediamo all’Europa, da cittadini, sono nuove forme di “governance” economica e politica, per far ciò sono necessarie profonde modifiche dei trattati ma non sarebbero sufficienti, non basterebbe neppure il rafforzamento della funzione di controllo del Parlamento sugli altri poteri. IL PARLAMENTO, UNICO ORGANO DEMOCRATICAMENTE ELETTO DEVE TORNARE AL CENTRO, IL PARLAMENTO DEVE TORNARE A PORRE AL CENTRO NON LA FINANZA ED I FINANZIAMENTI A PIOGGIA MA I DIRITTI E LA CITTADINANZA.
Negli ultimi 40 anni il modello sociale europeo con il suo esteso sistema di diritti,
in primis il diritto al lavoro
ma anche a pensioni pubbliche non lontane dall’ultima retribuzione,
sostegno al reddito,
un sistema sanitario più che accettabile,
diritto allo studio e
d altre cose ancora ascrivibili ad un welfare forte
ha fatto pensare a milioni di persone che il destino dei figli sarebbe stato migliore di quello dei padri, “un fuoco di copertura” contro la crisi dei debiti sovrani ha contenuto i costi umani e sociali provocati dalla stessa.
Nelle parole di Nicholas Barr, economista della London school of economics, è “un sistema efficace contro i fallimenti del mercato”.
L’unicità del modello che ha reso i cittadini europei immuni dai bollini alimentari mensili erogati negli Stati Uniti a sostegno delle fasce indigenti viene oggi messa in dubbio dalle esigenze contabili dei vecchi e nuovi “artificieri” di Bruxelles, ossessionati dal pareggio di bilancio e da nuove parole d’ordine come le riforme strutturali, sempre e comunque offesi dall’eccessiva generosità’ dello stato sociale.
L’Europa oggi è in rotta di collisione con se stessa ma la colpa non è nostra, DEI CITTADINI EUROPEI E DEI LORO DIRITTI (WELFARE).
A QUESTA SITUAZIONE CI SI RINFACCIA IL PAROLONE DELLA GLOBALIZZAZIONE, MA ALLA GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA NOI PREFERIAMO LA GLOBALIZZAZIONE DEI DIRITTI
Ripensando ai Principi dell’Illuminismo (libertà eguaglianza e fraternità) che trovano certamente diritto di cittadinanza nella Unione europea, ma solo “sulla carta”.
Nei fatti, ciò che si rileva con clamorosa evidenza è lo svuotamento del processo democratico. Dopo il pareggio di bilancio introdotto in Costituzione (IN ITALIA) a tempo di record e senza un adeguato dibattito, il sentimento corale di sospetto che la Governance europea sia autoritaria è più che condivisibile.
Inversione di tendenza è utopia? Vedremo.
Per noi è UNA sfida di sistema se non vogliamo, cent’anni dopo, ritornare con il pensiero a Paul Valery: «Adesso su di un’immensa terrazza di Elsinore, che va da Basilea a Colonia, si spinge fino alle sabbie di Newport, alle paludi della Somme, ai calcari della Champagne e ai graniti dell’Alsazia, l’Amleto europeo contempla milioni di spettri».
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