La democrazia diretta serve a questo: fiato sul collo della politica che non tutela i diritti dei cittadini. La petizione d'iniziativa popolare presentata da un semplice cittadino di Taranto, Cosimo Fracasso, chiedeva il rispetto che dovrebbe essere scontato, ma che in Puglia non lo è: il diritto a non ammalarsi.
La discussione sull'Ilva di Taranto è approdata nella Commissione Petizioni del Parlamento europeo. Una tarantina, Antonia Battaglia, ha illustrato egregiamente la petizione davanti ai parlamentari europei. Il Movimento 5 Stelle Europa, con le sue portavoci Rosa D'Amato ed Eleonora Evi , ha difeso le ragioni di una provincia intera e ha contribuito a ottenere un impegno preciso: entro Giugno la Commissione europea dovrà ritornare in Parlamento e sarà costretta a dare una risposta a questa petizione. Non potrà più presentarsi a mani vuote. La procedura di infrazione aperta nei confronti del governo italiano deve avere un seguito: non sono più tollerabili i danni all'ambiente, alla salute e alle economie locali.
Commissione europea e governo italiano sembrano perdere solo tempo prezioso, pur di evitare di prendere decisioni che possano apparire impopolari ma che in realtà salvaguardano l'ambiente e la salute. Chi dice che le emissioni a Taranto siano diminuite dà i numeri perché si tratta solo di una diminuzione temporanea dettata dal calo della produzione.
Il decreto Salva-Ilva non sta sanando nessuna delle cause dell'inquinamento legate allo stabilimento. L'Unione europea deve far rispettare le regole, in particolare quelle della direttiva 98/2008/CE che impone la tutela della salute umana e dell'ambiente, l'articolo 8 della direttiva 75/2010/CE per sospendere l'esercizio degli impianti inquinanti, la direttiva 2004/35/CE che punisce chi ha responsabilità in materia di danno ambientale.
Taranto è un pezzo di Europa: Bruxelles non lo dimentichi.
Ecco l'intervento in Commissione Peti della portavoce Rosa D'Amato
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