In un’Italia dove si investe appena il 3,7% del PIL in istruzione contro una media europea del 5,4%. Dove l’abbandono scolastico è al 18% contro una media europea del 12%. Un paese col triste primato di essere l’unico d’Europa con idonei non vincitori di borsa di studio e con famiglie che si auto-tassano per finanziare le scuole. Un paese, il nostro, dove solo il 53% delle scuole ha il certificato di agibilità, il 44% (quasi la metà) risulta «non completamente a norma» e un terzo delle stesse è ad alto livello di sismicità. Una nazione in cui l’82,3% delle scuole non ha il certificato di prevenzione incendi, 24mila su 41mila hanno impianti elettrici, idraulici e termici non a norma o non funzionanti, 9 mila hanno intonaci a pezzi, in 7200 occorrerebbe rifare tetti e coperture e 2000 sono a rischio amianto. Un paese col triste record dei docenti meno retribuiti e più anziani d’Europa.
In questo paese, il bulletto toscano, vuole istituire la sua “buona” scuola che prevede assurdità del tipo:
1. Assunzioni docenti: dovevano essere 150mila ma le risorse sono per 48mila. Andranno a fare gli insegnanti? NO! I tappabuchi (organico dell’autonomia, supplenze, materie diverse dalla propria, gradi di istruzione diversi, corsi pomeridiani);
2. Insegnamento: i nostri figli potranno avere insegnanti in materie per cui non sono abilitati;
3. Precariato: non è vero che finisce perché le cattedre rimaste scoperte saranno comunque assegnate a docenti con contratti da un anno;
4. Insufficienza dell’organico: rimarranno 70mila cattedre scoperte, alunni senza insegnanti, insegnanti senza lavoro;
5. Scuola azienda: con la scusa di darle più autonomia tutto il potere si accentra nelle mani del preside-manager, che deciderà da solo l’offerta formativa, i finanziamenti privati e potrà fare la chiamata diretta dei docenti;
6. Finanziamenti: arrivano quelli privati che finiranno per influenzare decisioni del preside e programmi, con tutti i rischi che questo comporta;
7. Scuole private: sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i figli alle private paritarie;
8. Stanziamenti strutturali: il Documento di Economia e Finanza riduce la spesa per istruzione per i prossimi 5 anni;
9. Scuola digitale al palo: gli insegnanti in Informatica, Chimica, Meccanica, Tecnologia, Scienza e tanti altri ancora scarseggiano nelle Graduatorie di Esaurimento (GAE) e non si potrà nemmeno soddisfare l’esigenza ordinaria;
10. Deleghe in bianco: il governo delega argomenti come la disabilità a futuri interventi;
11. 5×1000 ai singoli istituti: questo creerà disparità tra zone con famiglie agiate che faranno versamenti e zone dove questo non avverrà,.
Come risponde il M5S a questo scandalo? Con una riforma totale della scuola che mette al centro l’alunno e da ai docenti gli strumenti per migliorare e migliorarsi:
1. Edilizia scolastica: proponiamo un piano triennale (rinnovabile) e lo stanziamento di 591 milioni all’anno. I fondi saranno destinati alla rimozione delle barriere architettoniche, messa in sicurezza degli edifici scolastici, efficientamento energetico, messa a norma;
2. Reclutamento dei docenti: proponiamo un piano quinquennale che prevede dal 2015 al 2020 l’assunzione dei 300 mila docenti in graduatoria ad esaurimento e abilitati delle graduatorie d’istituto attraverso la cancellazione della norma Tremonti-Gelmini;
3. Tempo pieno: reintroduzione nella scuola primaria e incentivi al part-time per i docenti con più di 25 anni di anzianità di servizio;
4. Diritto allo studio e risparmi per le famiglie: proponiamo un piano triennale di finanziamento agli istituti scolastici, con aumento dei fondi delle quote annuali;
5. Classi pollaio: fissiamo il numero massimo di alunni per classe a 22 nelle scuole di ogni ordine e grado. Numero che scende a 20 in presenza di alunno disabile;
6. Update della scuola: prevediamo l’integrazione dei libri stampati con materiale didattico multimediale, il ripristino di discipline e materie tagliate con riforma Gelmini e l’introduzione dell’educazione all’affettività e alla sessualità consapevole;
7. No ai finanziamenti alla scuola privata e lotta ai diplomifici: proponiao l’abolizione della destinazione di fondi alle scuole paritarie e l’obbligatorietà dei controlli per gli uffici scolastici regionali con l’obbligo di svolgere l’esame di maturità nella provincia di residenza del candidato;
8. Salute a scuola: chiediamo che l’educazione fisica sia affidata a personale specializzato ovvero i laureati in scienze motorie con circa 18 mila operatori del settore assunti.
Tutte queste idee del MoVimento 5 Stelle non sono slogan come quelli renziani ma proposte di legge già depositate in Parlamento.
Ma sapete da dove vengono? Dall’ascolto degli operatori scolastici, quelli che il Governo Renzi umilia e ignora.
Proprio per questo, per ridare dignità al comparto più importante in ogni democrazia matura ovvero quello scolastico, domani saremo in piazza al fianco degli insegnati di tutto il paese che sciopereranno contro la “Buona Scuola”.
Partecipate numerosi a Milano, Aosta, Catania, Palermo, Roma, Bari e Genova.
A riveder le stelle *****
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