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Blog » 2015 » Gennaio » 18 » TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI - Parte Seconda
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TUTTE LE GUERRE SONO GUERRE DI BANCHIERI - Parte Seconda

By MICHAEL RIVERO

 
 Ancora una volta. La Potenza industriale della Germania diventava una minaccia per la Gran Bretagna.
 
•       “Se la Germania facesse ancora affair (business) nei prossimi 50 anni, avremmo combattuto questa Guerra (la prima Guerra mondiale) inutilmente.” - Winston Churchill nel The Times (1919) 
•       “Condurremo Hitler in guerra, sia che lo voglia o meno.” - Winston Churchill (1936 trasmissione radio
•       “La Germania diventa troppo potente. Dobbiamo schiacciarla.” - Winston Churchill(Novembre 1936 parlando al Generale  US Robert E. Wood) 
•       “Questa guerra è una guerra inglese e il suo scopo è la distruzione della Germania.” - Winston Churchill (Trasmissione radiofonica dell’autunno 1939
 
La moneta di stato tedesca, basata sul valore, era anche una minaccia diretta alla ricchezza e al potere delle banche centrali private, e fin dall’inizio del 1933 cominciarono ad organizzare un boicottaggio generale per sopprimere questo nuovo debuttante che pensava di  fare a meno dei banchieri privati centrali!
 
Così come era successo nella prima guerra mondiale , la Gran Bretagna e altre nazioni minacciate dal potere economico tedesco cercarono una scusa  per iniziare la guerra, e dal momento che la rabbia della gente tedesca cresceva a causa del boicottaggio, Hittler stupidamente gli fornì il pretesto. Anni dopo, con candore, le ragioni reali per la guerra vennero fuori.
 
•       “la guerra non serviva soltanto ad abolire il fascismo, ma per conquistare mercati di vendita. Se avessimo voluto, avremmo potuto evitare lo scoppio della guerra, senza neanche sparare un colpo, ma decidemmo di fare diversamente.”- Winston Churchill a Truman (Fultun, USA March 1946) 
•       “Il crimine imperdonabile della Germania prima della seconda guerra mondiale fu quello di cercare di sganciare la propria economia dal sistema internazionale di commercio e costruire un sistema di scambi indipendenti dal quale la finanza internazionale non avrebbe potuto più trarre profitto. …Abbiamo macellato il maiale sbagliato.” -Winston Churchill (The Second World War – Bern, 1960)
 
Come nota a latere, dobbiamo fare un passo indietro prima della seconda guerra mondiale e ricordare il generale maggiore della Marina Smedley Butler. Nel 1933, banchieri e finanzieri di Wall Street avevano finanziato l’ascesa al potere sia di Mussolini che di Hitler. Brown Brothers Harriman di New York finanziò Hitler fino al giorno stesso in cui fu dichiarata guerra alla Germania. E avevano deciso che una dittatura sullo stile di quella di Mussolini negli Usa sarebbe stata di gran lunga migliore per favorire i loro interessi rispetto al “New Deal” di Roosevelt che minacciava una massiva redistribuzione di ricchezza per ricapitalizzare le classi operaie e lavoratrici d’America. Così i magnati di Wall Street reclutarono il Generale Butler per guidare il rovesciamento del governo USA e mettere al suo posto un “Segretariato per gli affari generali” che avrebbe dovuto rispondere a Wall Street e non alla gente, che avrebbe soppresso lo scontento sociale e fatto chiudere i sindacati.
 
Il generale Butler finse di aderire al complotto ma rivelò tutto al congresso. Congresso che, oggi come allora nelle mani dei banchieri di Wall Street, si rifiutò di fare alcunchè. Quando Roosevelt seppe del colpo di stato pianificato chiese l’arresto dei cospiratori, ma loro semplicemente ricordarono a Roosvelt che se anche uno solo di loro fosse stato imprigionato, i loro amici di Wall Street avrebbero deliberatamente fatto crollare l’economia già in crisi e ne avrebbero fatto ricadere la colpa su Roosevelt. Roosevelt non poté far nulla quindi fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando cominciò a perseguitare i complottisti forte della legge “Trading With The Enemy” (fare business col nemico).  Gli atti del congresso su questo caso furono resi pubblici nel 1967 e furono la fonte ispiratrice del film “Seven Days in May“, dove però i veri criminali finanziari furono tolti omessi dalla sceneggiatura.
 
“Ho trascorso 33 anni e 4 mesi nel Servizio militare attivo come membro della nostra forza più agile – i marines. Ho prestato servizio a tutti i livelli da secondo luogotenente a GeneralMaggiore.  E per tutto questo tempo sono stato un picchiatore d’alto bordo per il Grande Business, per Wall Street e per i banchieri. Per farla breve, facevo parte del racket delle estorsioni, un gangster per il capitalismo. “Ci ho pensato, fino a che ho lasciato il servizio attivo. Avevo il sospetto di far parte di un racket, allora. Ora ne ho la certezza. Come tutti i militari di professione, non metti in discussione, non ti fai domande fino a che non lasci il servizio. Le mie facoltà mentali restavano sospese e io obbedivo a chi stava sopra, tipico per un militare.
Così,
•       aiutai a rendere il Messico specialmente Tampico sicuri per gli interessi dei petrolieri americani nel 1914.
•       Aiutai a rendere Haiti e Cuba un posto confortabile per raccogliere soldi per i ragazzi e della National City Bank.
•       Ho contribuito alla rapina di una mezza dozzina di repubbliche centro Americane a beneficio di Wall Street.
•       Ho dato il mio supporto a preparare il Nicaragua per la banca internazionale dei Brown Brothers nel 1909-12.
•       Ho dato vita agli interessi dello zucchero americano nella repubblica Dominicana nel 1916.
•       In Cina nel 1927 ho fatto in modo che la Standard Oil operasse indisturbata.
Durante quegli anni ebbi, come direbbero i ragazzi dell’altra stanza, un racket in crescita. Fui ricompensato con onori, medaglie e promozioni. Ripensandoci, avrei potuto dare dei bei consigli ad Al Capone. Lui al massimo conduceva il racket in tre aree della città. Io operavo in tre continenti.” — General Smedley Butler, ex US Marine Corps Commandant, 1935
 
“Signori, ecco ciò per cui voi fottuti state andando a morire” “ Meglio che vi cominciate ad abituare all’idea”
 
Una volta divenuto presidente, John F. Kennedy capì la natura predatoria delle banche centrali private. Capì perchè Andrew Jackson aveva combattuto così duramente contro la Second Bank of the United States. Così Kennedy emise e firmò l’Executive Order 11110 con il quale ordinava al Tesoro Americano di emettere una nuova valuta pubblica, la United States Note.
 















Le United States Note di Kennedy non erano prese in prestito dalla Federal Reserve ma create direttamente dal governo degli Stati Uniti e garantite dall’argento  posseduto dagli stessi.  Rappresentava un ritorno al sistema economico sul quale si erano fondati gli Stati Uniti, ed era perfettamente legale per Kennedy fare così.  Vuoto per pieno, circa quattro miliardi e mezzo di dollari furono messi in circolazione, che riducevano il pagamento di interessi alla Federal Reserve e che allentavano il suo controllo sulla nazione.  Cinque mesi dopo John F. Kennedy fu assassinato a Dallas, Texas, e gli Stati Uniti ritirarono le banconote per distruggerle (eccetto alcuni esemplari tenuti da collezionisti).  John J. McCloy, Presidente della Chase Manhattan Bank, e Presidente della World Bank, fu nominato nella Commissione Warren, presumibilmente per evitare che l’aspetto bancario nascosto dietro dell’omicidio venisse fuori nell’inchiesta.
 
Entrando nell’undicesimo anno di quello che in futuro verrà chiamata terza guerra mondiale, dobbiamo prendere in seria considerazione la dimensione finanziaria dietro le guerre.
 
Verso la fine della seconda guerra mondiale, quando divenne ovvio che gli Alleati stavano per vincere e comandare nel mondo post bellico, le maggiori potenze economiche mondiali si incontrarono a Bretton Woods, un posto lussuoso nel New Hampshire nel Luglio del 1944, e stabilirono i famosi accordi di Bretton Woods per la finanza internazionale.  La sterlina inglese perse il suo ruolo primario come moneta di scambio e di riserva nei confronti del dollaro (parte delle condizioni chieste da Roosevelt per l’ingresso in guerra).  Venendo a mancare i vantaggi economici dell’avere la moneta di riferimento internazionale, la Gran Bretagna dovette nazionalizzare la Banca d’Inghilterra nel 1946. Gli accordi di Bretton Woods, ratificati nel 1945, oltre a rendere il dollaro la moneta di globale di riferimento per gli scambi e le reserve obbligava le nazioni firmatarie a legare le loro valute nazionali al dollaro. E lo fecero a due condizioni.
 
•       La prima condizione era che la Federal Reserve si sarebbe astenuta dalla sovrapproduzione di dollari allo scopo di acquisire merci e beni reali dagli altri paesi  in cambio di carta e inchiostro (il che sarebbe stata una tassa imperiale). E questo veniva assicurato dalla
•       seconda condizione, che era che il dollaro sarebbe stato sempre convertibile in oro al cambio fisso di $35 per oncia.
 
La Federal Reserve, essendo una banca private e non soggetta al governo USA, cominciò naturalmente la sovrapproduzione di dollari, e molta della prosperità goduta negli anni 50 e 60 era una diretta conseguenza dell’obbligo della nazioni straniere di accettare il pezzi di carta (supposti equivalenti ad oro, al cambio di $35 per oncia). Nel 1970 la Francia guardò a questa enorme montagna di pezzi di carta nei propri forzieri, per la quale prodotti reali come vino e formaggio erano stati dati in cambio, e fece sapere agli Stati Uniti che avrebbero volute esercitare la loro opzione secondo gli accordi di Bretton Woods per scambiare quelle banconote in oro al tasso prefissato.
 
Ovviamente gli Stati Uniti non avevano neanche minimamente la quantità di oro necessaria per onorare quell’impegno, così, il 15 di Agosto del 1971 Richard Nixon “temporaneamente” sospese la convertibilità in oro delle banconote delle Federal Reserve.
 
Questo “Nixon shock” di fatto terminò gli accordi di Bretton Woods e molte valute nazionali cominciarono a sganciarsi dal dollaro.  Peggio, dal momento che gli Stati Uniti avevano collateralizzato il loro debito alle reserve in oro, cominciò a diventare evidente che il governo USA non aveva riserve sufficienti per coprire i debiti. Le nazioni straniere cominciarono ad essere molto “nervose” e preoccupate dei loro prestiti agli USA e, comprensibilmente, erano refrattarie a concedere nuovi finanziamenti  senza qualche forma di garanzia.
 
Per questo motivo Richard Nixon avviò il movimento ambientalista, con l’EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) e i suoi diversi programmi come le “zone selvagge”, “Aree senza strade”, “Fiumi della tradizione”, “Terre umide”, ognuna delle quali prendeva aree di territorio pubblico e le rendeva inaccessibili alla popolazione, che tecnicamente ne era la proprietaria. Ma a Nixon interessava poco l’ambiente ed il vero scopo di questo furto di terre sotto forma di protezione ambientale  stava nel dare in pegno queste aree incontaminate e le loro risorse minerali come collaterale del debito nazionale. L’insieme dei differenti programmi era semplicemente per nascondere la reale portata del pegno richiesto come collaterale per i prestatori internazionali ; alla fine, quasi il 25% di tutto il territorio nazionale.
 

 FINE SECONDA PARTE – CONTINUA

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