Nonostante il tavolo di trattative aperto più di un mese fa al ministero dello Sviluppo economico, il gruppo che ha comprato le fabbriche Indesit non rivede il piano di ristrutturazione delle attività italiane. Anzi, i dipendenti a rischio salgono di 480 unità su 6.700 totali. Ed è confermata la chiusura dell'impianto di Carinaro. Giovedì sciopero generale a Caserta
Salgono a 2.060, dai 1.350 annunciati in aprile, gli esuberi previsti nella vertenza Whirlpool. Ad annunciarlo sono state le sigle sindacali, all’uscita dall’incontro di mercoledì al ministero dello Sviluppo economico. Nessun risultato, dunque, per la trattativa avviata oltre un mese fa con la mediazione del governo. Anzi, “hanno fatto una grave retromarcia nella direzione opposta a quella che serve ad arrivare ad un accordo: non c’è nessun piano per Carinaro (Caserta) e gli esuberi aumentano da 1.350 a 2.060 tagliando così il 30% dei dipendenti“, ha detto il leader della Fim Marco Bentivogli. “E questi dati insistono su un quadro che vede ad oggi la chiusura di Carinaro, None e Albacina, la sede di Milano”, mentre “ci aspettavamo la conferma di una missione produttiva per Carinaro e una prospettiva industriale per None”. Il gruppo statunitense che nel 2014 ha acquisito le fabbriche Indesit, dunque, non solo avrebbe chiuso “tutti gli spiragli che si erano aperti la scorsa settimana”, ma delineato ” il totale vuoto di prospettive certe. Ora il governo risponda chiaro e forte o lo scontro sarà inevitabile”. Secondo la Fim, che ricorda come giovedì sia già in programma uno sciopero generale del settore industria a Caserta, anche il ministro Federica Guidi ha giudicato il piano “inqualificabile”.
Il piano presentato “aggiunge ulteriori 480 esuberi: salgono a 2.060 su 6.700 dipendenti, di cui 1.430 nelle fabbriche, 150 nella ricerca e sviluppo e 480 nell’amministrazione”, ha dettagliato poi Gianluca Ficco della Uilm. Da questi numeri ”andrebbero però detratti i 280 incrementi occupazionali che sono programmati a Cassinetta (Varese)”. Dei 480 nuovi esuberi annunciati negli uffici amministrativi 200 sono a Varese, 200 a Fabriano, 80 a Milano.
Inoltre “Whirlpool sta valutando di accorpare i siti di Comerio (Varese) e di Milano in un’unica sede ancora da individuare in Lombardia”. Secondo quanto riferisce la Uilm “anche per gli impiegati, Whirlpool dichiara la disponibilità a non licenziare fino al 2018, a patto di avere gli ammortizzatori sociali necessari”. La sigla della Uil torna a chiedere che il piano industriale sia modificato, “in modo da escludere davvero chiusure e licenziamenti, rispettando gli impegni presi in passato non solo con i lavoratori ma anche con le istituzioni. Chiediamo il pieno appoggio del governo per far cambiare idea alla multinazionale americana”.
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