dai nostri inviati a Donetsk (Ucraina) Angelo Mandaglio e Ivan Senin.
#MissioneUcraina Sarebbe dovuta essere una semplice intervista ad un soldato delle DNR (Repubblica Popolare di Donetsk), ma durante il racconto emerge qualcosa di nuovo. L’intervistato non può rivelare la sua identità, perché un cecchino e dunque un obiettivo sensibile per l’esercito nemico. E’ un ragazzo di 23 anni ma dimostra ancor meno della sua età. E’ socievole e sembra ci abbia preso in simpatia. E’ diverso dall’immagine del soldato che siamo abituati a vedere in TV.
Come ti posso chiamare se non posso farlo con in tuo nome?
Chiamami Valera
E’ un nome a caso o appartiene a qualcuno che esiste?
E’ il nome del mio compagno. I cecchini non vanno mai in battaglia da soli, hanno sempre un compagno che dovrebbe coprigli le spalle. Lui è morto in battaglia. Gli volevo bene e voglio usare il suo nome. E’ anche un modo per ricordarlo.
Adesso hai un’altro compagno?
No, preferisco andare in giro da solo. Un cecchino e il suo mitragliere devono avere una buona complicità, se no mi farebbe scoprire. Con lui mi trovavo bene: sapeva esattamente cosa fare e come fare. Abbiamo iniziato insieme. Da solo mi sento più sicuro.
Quindi devi portare sia il fucile che l’arma automatica da solo?
Esattamente, e ho anche le granate.
Quando hai iniziato a combattere per le DNR?
Quasi da subito. All’inizio della guerra volevo seguire mio padre.
Scusa se ti interrompo, anche tuo padre combatte?
Si, lui è il comandante di un battaglione, adesso si trova al fronte. Mio padre all’inizio non voleva che combattessi. Io gli dicevo che andavo ad aiutare i ragazzi feriti ma invece combattevo. Poi lo ha capito ma lo ha anche accettato. Anche mia moglie combatte nelle DNR, l’ho conosciuta qui, lei è di Donetsk.
Non hai paura per lei?
Tutti abbiamo paura, ma lei è un buon soldato. Adesso però non la lascio andare in luoghi pericolosi: aspetta un bambino. Ormai e’ certo che sia incinta.
Allora diventi papa Auguri! Volevo chiederti: come si diventa cecchini?
All’inizio non avevo esperienza. Pochi di noi hanno avuto un addestramento militare. Anche io all’inizio ho fatto molti errori. Una volta mi sono trovato in difficoltà e ormai pensavo che non ce l’avrei fatta. L’errore più comune è la scelta dei posizionamenti. Devi sceglierne almeno cinque. All’inizio io ne sceglievo solo tre. Sbagliavo anche la scelta dei tempi: quando sparare, quando cambiare posizione e quando ritirarmi. Grazie a Dio pero’ sono ancora qui. Molti di noi invece non hanno fatto in tempo a farsi l’esperienza necessaria e in seguito a questi errori sono morti. Adesso le DNR sono organizzate e facciamo addestramento. Le armi sono poche ma gli ucraini ci fanno sempre il piacere di lasciarci le loro sul campo, quando si ritirano, e noi le riutilizziamo. Dal primo aprile abbiamo disarmato tutte le formazioni paramilitari e a chi era abile abbiamo dato la possibilità di essere arruolato nelle DNR. Altri li abbiamo reputati non abili. Anche questo è un vantaggio nei confronti della Giunta (ndr: l’esercito di Kiev): loro non controllano le loro formazioni paramilitari e quindi dalle loro parti è facile che si crei il caos. Questo gioca a nostro favore.
Hai parlato di armi, tu hai un Dragunov vero?
No no: io ho un Sauer tedesco. L’ SVD (Snipera Vintovka Dragunov) non mi piace. Questo fa poco rumore ed è difficile individuarlo. Anche la fiamma è difficile da vedere. Il Dragunov invece no: la fiamma si vede troppo, sei facilmente individuabile. Poi il Sauer ha un tiro piu’ lungo e dritto. Anche l’ottica che ho su è ottima. E’ un fucile molto costoso, ho guardato su internet.
Come hai avuto questo fucile?
Me lo ha regalato mio padre: è un trofeo (ndr: termine utilizzato per le armi prese al nemico). Lo ha preso a un cecchino dedesco, una ragazza.
Una ragazza tedesca, hai detto? Come è arrivata a Donetsk? Hai prove che è tedesca?
Certo, ho visto il suo passaporto.
Ce l’hai ancora il passaporto? Lo posso vedere?
No, non ce l’ho più. I documenti dei caduti nemici li diamo al commando, anche quelli degli stranieri.
Ci sono molti stranieri che combattono con la Giunta?
Sì, moltissimi, soprattutto polacchi. Di loro ce ne sono tantissimi ma ce ne sono anche dai paesi baltici, dalla Finlandia e anche dalla Svezia.
I cadaveri come li rispedite in patria?
Non abbiamo modo di mandarli in patria. Noi li seppelliamo qui, i luoghi di sepoltura sono segnalati al comando. Loro invece non raccolgono nemmeno i loro cadaveri. A volte fanno delle fosse comuni e li buttano lì. All’areoporto di Donetsk abbiamo trovati cadaveri ammassati nelle celle frigorifere.
Avete seppellito anche il cadavera della ragazza tedesca?
No, non abbiamo il cadavere, non lo abbiamo trovato.
Ma allora come fai a essere sicuro che e’ morta?
Sono andato a cercarla con mio padre. Nel punto dove l’aveva colpita c’erano tracce di sangue. E’ lì che aveva lasciato giù il fucile. Abbiamo seguito le tracce. Poco dopo si era disfatta della giacca: le tracce finivano in una pozza di sangue abbastanza grande. Da lì in poi di tracce non ne abbiamo trovate più. Se fossa stata ancora viva avrebbe continuato a sanguinare, quindi qualcuno l’ha portata via. Nella giacca c’era il passaporto: penso sapesse di essere stata ferita a morte e deve avere agito nel panico. Era da un po’ che in quella zona un cecchino colpiva i civili: ne aveva uccisi almeno quattro il giorno che è stata uccisa a sua volta.
In che periodo è successo?
Luglio dell’anno scorso.
Non ti ricordi il nome della ragazza?
No, io no. Domani chiedo a mio padre se se lo ricorda (ndr: purtroppo il giorno, neppure il padre lo ricordava con certezza, a parte qualche nome probabile che non vogliamo fornire per non mettere in agitazione i famigliari che potrebbero leggere questo articolo).
Pero’ la carabina ha un numero di serie vero? Vorrei fotografarlo. E’ importante denunciare l’accaduto alle autorità tedesche. Penso che da qualche parte dovrebbe esserci una denuncia di scomparsa. E in ogni caso si tratta di un reato: potrebbe essere processata per omicidio.
Certo, domani mattina te la porto.
Pensi che facesse parte di una brigata tipo Azov o Aidar?
Forse. Non saprei dire con precisione, ma molti di loro sono semplicemente persone che arrivano in Ucraina per giocare al Safari. Alcuni di loro sono pieni di accessori costosissimi come in un film di azione di Hollywood. Per lo più fanno i cecchini. A loro non interessa la guerra, stanno solo dalla parte di chi li fa sparare. Sparano a chiunque, vecchi, donne e a volte anche ai bambini, come se andassero a caccia, proprio come un safari.
Ti ringrazio per l’intervista.
Grazie a te.
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