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Blog » 2014 » Dicembre » 28 » Che cosa e' la Modern Money Theory (MMT)
05:12
Che cosa e' la Modern Money Theory (MMT)

“Quand un Gouvernement dépend des banquiers pour son argent,
ce sont les banquiers qui ont le contrôle, et non les chefs du Gouvernement.
La main qui donne est au-dessus de la main qui prend.
L’argent n’a pas de patrie; les financiers n’ont ni patriotisme ni décence,
et le gain est leur seul objectif”.

“Quando un governo dipende dai banchieri per il denaro,
sono i banchieri che hanno il controllo, e non i capi del governo.
La mano che dà è al di sopra della mano che prende.
Il denaro non ha patria; i finanzieri non hanno né patriottismo né decenza,
e il guadagno è il loro unico obiettivo. “

(Napoleone Bonaparte)

Perché è importante conoscere la MMT (Modern Money Theory)

Solo uno Stato che si fa garante del diritto al lavoro può dirsi veramente democratico, in quanto di fatto con esso è possibile garantire ai cittadini non solo una vita decorosa, ma anche la possibilità di una piena e libera partecipazione alla dialettica politica.
La Modern Money Theory (MMT) si prefigge di conseguire questo scopo, per il quale tutte le persone che hanno a cuore la verità e la giustizia (a maggior ragione se esercitano la professione di giornalisti) dovrebbero combattere: arrivare al raggiungimento della piena occupazione, nel rispetto dell’articolo 1 della Costituzione italiana (“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”) e tenendo ben presente che la disperazione sociale è il primo nemico della democrazia, poiché costituisce l’humus ideale e privilegiato su cui attecchiscono pericolose ideologie (nazionalismo, razzismo, xenofobia).
La Modern Money Theory fonda le proprie radici in giganti del pensiero economico contemporaneo quali Marx, Keynes, Lerner, Kalecki, Minsky e mira alla conoscenza del funzionamento dei sistemi monetari e della storia del pensiero politico-economico, indispensabili per comprendere la crisi economica e la situazione politica che stiamo vivendo.
Il Pensiero Unico sull’economia, imposto dal prevalere della finanza speculativa, ha reso pressoché impossibile per tutti noi ragionare lucidamente sui meccanismi che regolano il funzionamento della moneta moderna: sembra quindi impossibile evadere dalla logica della crisi che ci sta strangolando e alla quale siamo ormai rassegnati, come se fosse ineluttabile.
Non è così: la MMT è nata per mostrare a tutti – lucidamente – le soluzioni possibili, del resto già praticate sia in passato che ai giorni nostri.
“La MMT vi chiede di premere un interruttore e di vedere le cose in modo differente.” (Stephanie Kelton, economista della Modern Money Theory).

La crisi attuale

Le motivazioni della crisi europea attuale affondano vanno cercate nella struttura della moneta unica Euro, che ha di fatto esautorato le democrazie e privato gli Stati della sovranità monetaria. La crisi finanziaria dei mutui sub-prime, associata all’effetto dirompente della finanziarizzazione dell’economia, non è che una complicazione di una malattia già esistente.
Il reale motivo della crisi degli Stati dell’Eurozona è l’Euro: una moneta che non appartiene a nessuno Stato, ma fa riferimento unicamente a una Banca centrale Europea(Bce).
Quest’ultima decide ogni aspetto di politica monetaria esclusivamente in funzione degli obiettivi del proprio statuto, in primis la stabilizzazione dei prezzi, come da paradigma economico dominante, senza tenere alcun conto degli obiettivi sociali che la politica è nata per perseguire.
In altre parole, con l’ingresso nell’Euro e ancor più con l’approvazione di Trattati come quelli di Maastricht e di Lisbona, agli Stati dell’Eurozona è stato tolto completamente il potere di agire nell’interesse e per il benessere della popolazione: uno svuotamento totale del senso della parola ‘democrazia’, che resta solo come bandiera sventolata da politici ignoranti o in malafede.
Dal 1° gennaio 2002, tutti gli Stati aderenti all’unione monetaria hanno il potere di finanziare le proprie politiche di spesa unicamente prendendo a prestito la moneta che occorre loro, anziché emetterla liberamente come fa qualsiasi Stato sovrano (vedi Giappone, USA, Canada, Gran Bretagna…).
La cessione della sovranità monetaria alla Bce, con conseguente necessità di prendere il denaro in prestito da privati, genera una spirale di debito che riflette le proprie conseguenze deflattive sull’economia reale (cittadini, imprese, enti pubblici).
Tale cessione sottomette la sovranità politica di un parlamento democraticamente eletto alla volontà dei mercati finanziari e di capitali. E, come scriveva già Napoleone Bonaparte, l’unico obiettivo dei mercati è una costante e smisurata ricerca di profitti.
Ecco dunque entrare in campo lo spauracchio del debito pubblico (eccessivo rapporto debito/pil), con il quale i mercati si sono attribuiti il potere di costringere i governi a politiche da tragedia sociale; ed ecco profilarsi all’orizzonte le cosiddette figure tecniche (in realtà ‘tecnocrati’ al servizio di quegli stessi poteri finanziari che ci hanno messi in ginocchio) come il caso italiano di Mario Monti: figure alle quali politici pavidi e incapaci delegano le misure impopolari che non sono intenzionati ad assumere in prima persona (salvo poi ‘appoggiare’ il cosiddetto governo tecnico, come hanno fatto sia il Pd che il Pdl dopo il vero e proprio colpo di Stato che ha deposto il governo Berlusconi).
I politici europei hanno costretto gli Stati ad infilarsi nel vicolo cieco di Trattati come quelli già menzionati di Maastricht e Lisbona, che prevedono fra l’altro rapporti deficit/pil impossibili da mantenere e impongono a ogni Stato membro dell’Eurozona il passaggio in Costituzione del cosiddetto ‘pareggio di bilancio’ (che significa in sostanza sancire una volta per tutte l’impossibilità di spendere per creare benessere sociale), attuando riforme strutturali che prevedono liberalizzazioni a ogni livello e la riforma del mercato del lavoro, delle pensioni e della pubblica amministrazione.
Come se questo non bastasse, la stampa mainstream, ignorante, connivente, corrotta, omertosa, colpevolizza gli Stati in difficoltà di essere “pigri e spendaccioni”. Oltre al danno la beffa.
La verità è che stiamo assistendo all’applicazione di regole insensate e arbitrarie, con cui si sta completamente soffocando la popolazione. Se non si comprende dove è necessario orientare l’attenzione e l’azione politica, sarà inevitabile assistere a un ritorno alle ideologie di carattere totalitario ed estremista nei paesi PIIGS.
Smascherare la malafede di chi diffonde voci allarmistiche sul debito pubblico è del resto fin troppo facile: in Italia il rapporto debito/pil è 120%, in Spagna il medesimo rapporto è 68%; perché allora in altri Paesi in cui lo stesso parametro di valutazione ci fornisce un dato apparentemente più allarmante, come ad esempio in Giappone (dove il rapporto debito/pil è 230%), non vengono adottate misure drastiche e non si percepisce nessuna preoccupazione da parte dei mercati internazionali, che non hanno mai smesso di investire in quegli Stati?
La risposta è semplice: perché il Giappone, come Stati Uniti, Australia, Canada ed altri, sono Stati che hanno una propria moneta sovrana, che permette loro di essere sempre solvibili verso i propri creditori. La MMT chiarisce come negli Stati sopra citati, con una propria moneta sovrana, il debito pubblico non rappresenti un problema. Infatti il problema non è il debito: il problema è se mai la necessità del prestito.

Il vero problema è l’Euro: prima lo comprendiamo, meglio sarà per tutti noi.
Ma perché la gente possa comprenderlo, occorre la collaborazione della stampa nazionale, che può trasformarsi in preziosa alleata della popolazione.
Ci aspettiamo molto dai giornalisti: un salto di qualità, una reazione di orgoglio, un risveglio del senso morale.

“Se uno Stato ha moneta propria, un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi. Gli Stati Uniti possono pagare ogni debito che hanno, perché possiamo sempre stampare moneta per farlo”.
(Alan Greenspan, economista statunitense, ex Governatore della Federal Reserve).

“La creazione di moneta da parte delle banche centrali del governo, il cui obiettivo è quello di creare crescita economica e piena occupazione, è differente dalla creazione di credito da parte delle banche commerciali che causano austerità, contrazione dell’economia, retribuzioni più basse, minor produzione, ovvero ciò che stanno facendo in Grecia. E’ come se dicessero: “Dateci i vostri porti, la vostra terra, le vostre isole, il vostro turismo, il vostro sistema idrico, in modo tale che vi faremo pagare l’acqua e le fogne. Per risarcirci potremo prendere anche i soldi che vi aspettate come pensione.”
(Michael Hudson, economista statunitense).

Cenni storici sulla crisi europea e sulla nascita dell’euro

Nei primi anni venti del secolo scorso le idee degli economisti Robert Schuman e Jean Monnet, personaggi di spicco della politica francese, che di fatto curavano gli interessi di un conglomerato industriale franco-germanico, gettarono le basi per la creazione di un nuovo ‘Sistema Europeo’. Essi sognavano una struttura continentale i cui governi, senza troppo interferire, lasciassero ai capitalisti e agli affaristi libertà d’azione, garantendo costi di produzione bassi e rendendo il blocco neomercantile franco-tedesco una potenza mondiale nelle esportazioni, mentre grandi masse di lavoratori sottopagati avrebbero fluttuato in vari Stati senza altra prospettiva che quella di costituire una enorme riserva di mano d’opera a basso costo.
Per riuscire nell’intento occorreva mettere in pratica una serie di misure economiche volte a impedire agli Stati di spendere a deficit in favore del popolo, creando una deflazione che avrebbe soffocato i consumi, tenendo tutti in un perenne stato d’incertezza, una “crisi permanente” che si avvale di “leggende economiche” e falsi allarmi. L’obiettivo ottimale era l’esautorazione dei governi stessi, che li avrebbe resi passivi e ricattabili.
Nell’epoca del pieno trionfo delle democrazie partecipative, tuttavia, si rese necessaria una strategia politica più aggressiva, che si concretizzò nella forma dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria Europea: un progetto che molti, spinti da ideali antinazionalistici e in perfetta buona fede, condivisero, ma che si profilò fin dall’inizio e non per errore, come un vero e proprio meccanismo di distruzione delle democrazie e di smantellamento delle garanzie costituzionali (obiettivo pienamente centrato dal Trattato di Lisbona).
Fu il francese François Perroux, nel 1943, a ideare un sistema tecnicamente infallibile per raggiungere lo scopo: pensò infatti a un modello di moneta in grado di togliere agli Stati la loro ragion d’essere: il primo abbozzo di quello che sarebbe stato l’Euro. A consolidare l’ideologia nemica della spesa a deficit e dell’intervento statale contribuì l’economista Friedrich von Hayek, massimo ispiratore della Fondazione Mont Pelerin Society (nata nel 1947).
I primi passi del progetto europeo, come la nascita nel 1951, auspicata da Schuman, della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), dietro il paravento rassicurante dell’unificazione, già muovevano contro la felicità dei popoli europei.
Gli esecutori materiali del progetto di Perroux furono François Mitterrand e il suo stretto collaboratore Jacques Attali, che nel dopoguerra si fecero promotori di un’ideologia che vedeva nell’Europa unita una superpotenza-cuscinetto tra Usa e Urss. Nei corridoi della Commissione Europea, di fronte alla terrificata constatazione dell’economista Alain Parguez secondo il quale l’Euro avrebbe riportato gli europei alla struttura sociale dei secoli precedenti, annullando ogni principio realmente democratico, Attali rispose con naturalezza: “Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”.
Senza la connivenza, attiva e fattiva, dei partiti socialdemocratici degli Stati che oggi fanno parte dell’Unione Europea, ciò che oggi è davanti agli occhi di tutti non sarebbe stato possibile. In Italia i nomi di coloro che hanno venduto i destini di milioni di persone, nonché del loro Paese, sono noti: si tratta di Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Tommaso Padoa-Schioppa, Romano Prodi e in ultimo, ma non meno importante, l’intimo amico di Jacques Attali: Massimo D’alema.

“L’Unione Monetaria Europea fu forgiata per garantire il trionfo di un capitalismo feudale che spiega, come sarà infine provato, perché l’Eurozona è condannata a una deflazione permanente, indipendentemente dalle proporzioni della crisi.”
(Alain Parguez, economista circuitista)

I princìpi della Modern Money Theory

L’elemento fondamentale che contraddistingue la MMT è un approfondito studio dei moderni sistemi monetari.
L’analisi della natura della moneta moderna dimostra che essa è un segno privo di valore intrinseco: esso non è convertibile (in oro per esempio) e fluttua liberamente tramite tassi di cambio tra valute.
L’assunto di base della MMT, del resto tutt’altro che nuovo (si pensi a Marx e a Keynes), è che in Stati con una moneta sovrana (cioè che emettono una propria valuta) il debito pubblico non rappresenti affatto un problema, perché uno Stato a moneta sovrana è e sarà sempre solvibile (ability to pay).
Tale concetto, che oggi viene fatto passare per un assurdo economico, era considerato la norma fino all’inizio del secolo scorso: si pensi che tra il 1815 e il 1914, sia in termini assoluti che relativi sul reddito nazionale, il debito pubblico non ha mai smesso di aumentare, senza che questo causasse la minima preoccupazione. Perfino un importante banchiere dell’epoca, John Pierpont Morgan (1837-1913), ebbe a dire che il debito pubblico è oro: il risultato della spesa a deficit è stata la costruzione delle ferrovie ovunque in Europa, di strade ed arterie di comunicazione, lo sviluppo dell’insegnamento pubblico e gratuito in Francia e Germania: potremmo dire, la socializzazione dell’economia. Marx stesso riconobbe il ruolo decisivo del debito pubblico nell’industrializzazione della Francia.
Tale caratteristica di sicura solvibilità tranquillizza gli eventuali creditori circa la loro possibilità di vedere il proprio credito saldato.
La Spagna, per esempio, che ha perduto la propria sovranità monetaria, a 10 anni s’indebita al 6,34% circa, mentre il Giappone (Stato a sovranità monetaria con stratosferico debito pubblico) allo 0,99% (dati 11/03/2012http://www.facebook.com/l/VAQG6wd9NAQHAOj5Y6E2UMFiZQoNzhokwrWh101Bv8C-HYg/www.bloomberg.com).
Essendo vero questo assunto basilare, ne consegue che lo Stato è tecnicamente in grado di generare una piena occupazione tramite una spesa a deficit e perciò un aumento della domanda aggregata e del pil tramite l’applicazione di piani di lavoro garantito (Job Guarantee) o di datore di lavoro di ultima istanza (ELR), che possono agire anti-ciclicamente e creare un polmone di occupati, fondamentale nei periodi di crisi, in attesa che il settore privato possa risollevarsi economicamente.
Ciò è in evidente contrasto con le attuali politiche di tagli alla spesa pubblica e ai conseguenti sacrifici richiesti agli enti locali (regioni, province e comuni): politiche evidentemente pro-cicliche, che hanno quindi l’unico effetto di aggravare la crisi e di ampliare a dismisura la spirale deflattiva.
È quindi immediatamente intuibile come l’assenza di una spesa a deficit tenda a creare disoccupazione e quindi un rallentamento dell’economia. Questo ci viene dimostrato dall’analisi dei bilanci settoriali, che fra l’altro smentisce l’assunto dell’economia convenzionale secondo il quale le tasse servono a finanziare la politica di spesa degli Stati.
Secondo la prospettiva economica MMT, il meccanismo in uno Stato sovrano funziona in questo modo:
– quando il governo spende aggiunge nuovo denaro al circuito;
– quando invece tassa, toglie denaro al sistema bancario (settore governativo = Stato, settore non governativo = famiglie, imprese, estero).
Secondo la MMT, per finanziare il proprio deficit, lo Stato (settore governativo) deve creare il proprio denaro e non certo prenderlo a prestito dal mercato, immettendo così liquidità e iniettando della ricchezza netta nel settore privato.
Uno Stato a moneta sovrana conserva inoltre l’abitudine di emettere titoli, non certo per ‘autofinanziarsi’ (un’assurdità), ma per mantenere stabili i tassi d’interesse e per fornire ai cittadini un’opportunità d’investimento con rendimenti contenuti ma privi di rischio.
In quest’ottica, come si diceva, anche le tasse non servono certo a ‘finanziare’ la spesa pubblica, come ci viene fatto credere (e come nel sistema-euro in effetti è), ma sono uno strumento per determinare alcune scelte politiche ed hanno la fondamentale funzione di generare una domanda di moneta e imporla come l’unica valuta accettata nel territorio nazionale. Le tasse servono inoltre a combattere l’inflazione, sottraendo risorse finanziarie al settore privato.

In sintesi, secondo la MMT, in uno Stato a moneta sovrana:

1. Il debito pubblico non è un problema, anzi è la ricchezza dei cittadini.
2. Non è possibile il default. I rendimenti dei titoli di stato sono controllabili.
3. È possibile ed auspicabile una politica di piena occupazione.
4. Le tasse non servono a finanziare alcunché.
5. Il pareggio di bilancio è un male e non un bene.

“La cosa migliore della MMT è di far si che la gente capisca che il governo non ha limiti finanziari, togliendo pertanto a essi la scusa di fondo del non agire in favore delle persone.”
(Stephanie Kelton, economista della Modern Money Theory)

Cenni storici sulla Modern Money Theory

La Teoria della Moneta Moderna (Modern Money Theory) è il termine moderno per indicare il corpo teorico del “cartalismo”.
La teoria economica cartalista, che descrive nel dettaglio le procedure e le conseguenze dell’utilizzo della moneta a corso legale rilasciata dallo Stato, è oggi di fatto la MMT.

Il cartalismo (dal latino ‘charta’ cioè ‘carta’, in attinenza alla natura della moneta cartacea prevista nel sistema della moneta a corso legale e in contrapposizione con la teoria monetaria del metallismo) venne elaborato alla fine del XIX secolo dall’economista tedesco Georg Friedrich Knapp (1895), con l’importante contributo di Alfred Mitchell- Innes, e poi ripreso da John Maynard Keynes nel suo Trattato sulla moneta.
Il cartalismo nasce come teoria complementare al circuitismo (del quale il professor Alain Parguez è uno dei massimi esperti moderni), in quanto in origine essa è pensata per spiegare le cosiddette ‘interazioni verticali’, ovvero da settore pubblico a privato e viceversa, mentre la teoria del circuitismo nasce invece per illustrare le cosiddette ‘interazioni orizzontali’, ovvero da privato a privato.
La MMT è sostenuta da alcuni economisti post-keynesiani e fonda le sue basi di analisi moderne sulla descrizione del sistema monetario in vigore sin dall’abolizione, avvenuta nel 1971, dello standard aureo, riprendendo il pensiero economico dei giganti delle teorie economiche classiche (Marx, Knapp, Lerner, Minsky, Godley, Goodhart fino a Keynes).
Nello specifico, l’espressione ‘Modern Monetary Theory’ è stata coniata dall’economista australiano Bill Mitchell, in riferimento a una frase contenuta proprio nel trattato sulla moneta di Keynes. Per queste sue origini, la Teoria Monetaria Moderna è anche definita con il nome di neo-cartalismo.
Il principale luogo da dove parte il rilancio moderno della teoria è l’Università del Missouri-Kansas City, dove insegnano il professor Randall Wray, la professsoressa Stephanie Kelton, William Black, Michael Hudson e dove ha sede il Centro per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzi di Warren Mosler, un altro dei padri fondatori di questa scuola di pensiero.
James Kenneth Galbraith è oggi uno fra i più celebri sostenitori della teoria e nel 2010 ha scritto la prefazione del libro di Mosler intitolato Seven Deadly Innocent Frauds of Economic Policy (Le 7 innocenti frodi mortali della politica economica).
In Italia la Teoria Moneta Moderna è stata introdotta e presentata all’attenzione dell’opinione pubblica dal giornalista economico Paolo Barnard, fra l’altro cofondatore della trasmissione Report (Rai3).
Il 24-25-26 febbraio 2012, a Rimini è stato organizzato il primo seminario italiano sulla Teoria Moneta Moderna al quale sono intervenuti, come relatori, proprio i principali economisti, a livello mondiale, che sostengono tale teoria, quali William Black, Marshall Auerback, Michael Hudson, Stephanie Kelton e il circuitista Alain Parguez dell’Università di Besançon.
Ora l’esperienza viene ripetuta ed approfondita con i due seminari di Rimini e a Cagliari, che si terranno rispettivamente nelle date del 20-21 e 27-28 ottobre 2012 e vedranno la presenza di James Galbraith, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback e Alain Parguez.

Chi sono gli esponenti della MMT

Warren Mosler è uno dei maggiori teorizzatori della MMT, un economista esperto riguardo al funzionamento dei sistemi monetari moderni e quindi dei mercati finanziari. È investitore e imprenditore. Nel 1992, in un famoso colloquio col futuro ministro Spaventa, contribuì a scongiurare la crisi in base alla considerazione che gli Stati a moneta sovrana possono sempre ripagare i debiti denominati nella propria valuta, e non possono quindi fallire. È autore del libro Le 7 innocenti frodi mortali della politica economica e numerosi papers pubblicati sul Levy Isntitute e al Center For Full Employment and Price Stability (CFEPS).
http://www.facebook.com/l/7AQFF3yl3AQFS1qV4NLce3OIsiicIhCapWkGDCa6JVJhURA/moslereconomics.com/ http://www.facebook.com/l/zAQFceX4sAQE1ohHdF7u8DJAXLlnUeGSwyjBaL7pO1jM0Bg/www.levyinstitute.org/ http://www.facebook.com/l/XAQHKhnU0AQGDECcSV4aRs2Oh0phVFaliK_IjihOTMfjk3w/www.cfeps.org/

Randall Wray è, insieme a Mosler, il ‘padre’ della MMT. Opera come docente e direttore al Centro per il pieno impiego e per la stabilità dei prezzi dell’Università di Kansas City Missouri. È inoltre collaboratore del Levy Institute. Nel 1998 ha pubblicato Understanding Modern Money: The Key to Full Employment and Price Stability (Comprendere la moneta moderna. La chiave per il pieno impiego e la stabilità dei prezzi). Autore estremamente prolifico, è impegnato nella divulgazione e nella ripubblicazione dell’opera di Minsky, sulla base della quale sta compiendo un’interpretazione dell’attuale crisi economica. Scrive inoltre su New Economic Perspectives e sul blog EconoMonitor diretto da Nouriel Roubini.
http://www.facebook.com/l/pAQHh8gclAQF-o0V4hbOZ592yyTOtv1LU-yVyqabdgGlJxg/neweconomicperspectives.org/

Stephanie Kelton è professore associato di economia presso l’University of Missouri-Kansas City. È ricercatrice presso il Levy Economics Institute e coordinatrice del gruppo di ricercatori presso il Centre for Full Employment and Price Stability (Centro per la piena occupazione e per la stabilità dei prezzi). È ideatrice e curatrice del sito New Economic Perspectives. Il suo campo di ricerca spazia dalle operazioni della Federal Reserve, alla politica fiscale, alla sicurezza sociale, all’assistenza sanitaria, alla finanza internazionale e alla politica dell’occupazione.
twitter.com/ deficitowl, http://www.facebook.com/l/pAQHh8gclAQF-o0V4hbOZ592yyTOtv1LU-yVyqabdgGlJxg/neweconomicperspectives.org/

Bill Mitchell è docente universitario, dirige il Centre of Full Employment and Equity (CofFEE) (Centro per il pieno impiego e l’equità) dell’Università di Newcastle (Australia). È autore di un significativo articolo sul Regno Unito intitolato The British government can never run out of money (Il governo britannico non può mai trovarsi a corto di denaro), in cui esprime anche un parere nettamente contrario alle politiche di austerità. Assieme a Randall Wray, sta redigendo un libro di testo di macroeconomia ispirato ai principi della MMT (previsto per la fine del 2012).
http://www.facebook.com/l/zAQFceX4sAQHRKuxGy-RyvIKgsSR9nSMtPnHFspblNmVNBw/bilbo.economicoutlook.net/blog/

Jamie Kenneth Galbraith è un economista statunitense, figlio del famoso economista e diplomatico John Kenneth Galbraith. Dal 1981 al 1982, Galbraith ha fatto parte dello staff del Congresso degli Stati Uniti d’America, anche in qualità di Executive Director (Direttore esecutivo) del Joint Economic Committee (Comitato economico congiunto). Nel 1985 è stato studioso ospite alla Brookings Institution. Attualmente è docente alla Lyndon B. Johnson School of Public Affairs e al Dipartimento di Politica alla Università del Texas di Austin. Verso la fine del 2008 molti politici nel mondo hanno iniziato ad ispirarsi alle raccomandazioni di Galbraith, in quello che il Financial Times ha dipinto come “un impressionante rovesciamento dell’ortodossia degli ultimi decenni”.
http://www.facebook.com/l/TAQHuNkkRAQEzQxQoCOyFGd6A4b0fJIM1IJUNqBtT1FWigA/utip.gov.utexas.edu/JG/vitae.html

Marshall Auerback ha oltre 28 anni di esperienza nel management degli investimenti. Attualmente è consulente finanziario del Madison Street Partners. È membro del programma sulla gestione degli investimenti sociali ed etici al Living And Learning Communities di Denver. Collabora col gruppo The Economists for Peace and Security. E’ ricercatore presso il Levy Institute. Offre un importante contributo al blog di divulgazione New Economic Perspectives e alla piattaforma blog New Deal 2.0 dell’istituto di ricerca e think tank Roosevelt Institute.
http://www.facebook.com/l/zAQFceX4sAQE1ohHdF7u8DJAXLlnUeGSwyjBaL7pO1jM0Bg/www.levyinstitute.org/
http://www.facebook.com/l/sAQGxb3l8AQEzph5q3wPxFpPfeda9iKq8uYXp_9nXeY4VEw/www.epsusa.org/

Michael Hudson è presidente dell’Istituto per lo studio delle tendenze economiche a lungo termine (ISLET). Il Centro è impegnato in ricerche sulla finanza nazionale e internazionale, sulla contabilità e bilancio consuntivo per quanto riguarda il settore immobiliare, sul reddito nazionale e sulla storia economica dell’antico Vicino Oriente. Hudson è analista finanziario di Wall Street, ricercatore e professore di Economia presso l’University del Missouri, Kansas City ed autore dei saggi Super-Imperialism: The Economic Strategy of American Empire (1968 & 2003), Trade, Development and Foreign Debt (1992 & 2009) e The Myth of Aid (1971). È consigliere economico di vari governi, tra cui l’Islanda, la Lettonia e la Cina, in materia di finanza e diritto tributario.
http://www.facebook.com/l/kAQEJei8dAQHoen4HNj2ZoSFUz24BBkGcG-2fpFhFcb4rbw/michael-hudson.com/
http://www.facebook.com/l/7AQFF3yl3AQF9KcvZUcd3MMSuI5ln0o_259vZwxTRGMv7Xg/www.counterpunch.org/

William Black è professore associato di Economia e Legge all’Università del Missouri-Kansas City. Ha testimoniato davanti alla commissione Agricoltura del Senato per la regolamentazione dei derivati finanziari e davanti alla Commissione Governativa della Camera sulla regolamentazione dei compensi dei dirigenti. È stato intervistato da Bill Moyers sulla PBS ottenendo una grande attenzione da parte del pubblico, da cui è scaturita una forte risonanza mediatica. È stato invitato presso la UCLA Hammer Institute a tenere una Lectio Magistralis. In occasione della pubblicazione del video sul sito dell’università, ci sono state talmente tante visualizzazioni da mandare il server in tilt. È stato una delle principali figure oggetto dell’attenzione del regista Michael Moore, nel recente film documentario Capitalism: A Love Story e delle interviste sui periodici Newsweek, Barron, e Village Voice.
http://www.facebook.com/l/pAQHh8gclAQF-o0V4hbOZ592yyTOtv1LU-yVyqabdgGlJxg/neweconomicperspectives.org/

Alain Parguez è professore emerito di Economia First Class presso l’Università di Franche-Comte di Besançon (Francia) nelle facoltà di Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche. Tra gli altri titoli accademici è docente di Statistica e Scienze Economiche all’Università di Parigi. Nel 1973 ha conseguito due titoli di dottorato; negli Stati Uniti è membro della Eastern Economic Association e del Dipartimento di Economia all’Università di Ottawa. È autore di diversi saggi sulla politica monetaria, sulla politica economica e sulla concezione della crisi. Dal 1984 al 1996 è stato direttore del periodico Monnaie et Production. È l’ideatore della Theory of the Monetary Circuit, di ispirazione post-keynesiana, a cui ha dedicato buona parte della propria carriera, e attualmente sta ultimando la stesura di questa vasta ricerca.
http://www.facebook.com/l/sAQGxb3l8AQGKVmBnGwRPHiXB9Z9v5ROkh6DWcjHeT3IqNA/www.neties.com/parguez.htmhttp://www.facebook.com/l/qAQHTmyuBAQGQbz6t0LvSpm7472pM14ZuVceIqUuLvYdrZw/www.univ-fcomte.fr/

“La MMT è corretta e vincerà. Non importa l’ammontare di denaro destinato contro di lei, non importa in quanti dedicheranno la loro carriera a distruggerci. La verità è dalla nostra parte. I bugiardi non possono vincere”.
(Randall Wray)

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