Una vera mossa alla Ponzio Pilato quella odierna della Commissione europea sugli OGM.
Tra le dieci priorità del suo mandato da presidente della Commissione europea UE, Jean-Claude Juncker ha fissato quella di rendere “più democratica” l’Unione Europea e quindi “modificare le leggi che obbligano la Commissione ad autorizzare OGM anche quando la maggioranza dei governi nazionali è contraria”.
In buona sostanza, invece, la proposta presentata oggi dalla Commissione europea per modificare le procedure autorizzative sulle importazioni di OGM in Europa è perfettamente inutile – e deleteria - dato che lascia inalterato il problema di base: la Commissione può ancora autorizzare OGM (per alimenti e mangimi) anche quando la maggioranza dei governi nazionali, il Parlamento Europeo e cittadini sono contrari.
Come spesso capita ai nostri politici (siamo membri dell’Unione, dopo tutto…) anche in questo caso la montagna ha partorito un topolino. Invece di cambiare le procedure autorizzative, la proposta presentata di recente dalla Commissione europea prevede il “permesso” agli Stati membri di decidere autonomamente se vietare le importazioni di determinati OGM nei loro territori.
Problema: senza basi legali solide (e, per ora, queste basi non ci sono) per i Paesi membri questa è una scelta suicida. Perché Juncker si rimangia in modo così plateale la parola data?
È un dato di fatto che negli ultimi mesi sia aumentata la pressione delle aziende biotech e del governo degli Stati Uniti – in particolare nell’ambito delle trattative relative al TTIP – per aumentare e velocizzare il numero di autorizzazioni per importazioni e coltivazione di OGM in Europa. Alla faccia di chi dice che col TTIP gli OGM non c’entrino, gli “appelli” della lobby biotech sono forti e chiari e d’altra parte il Governo degli Stati Uniti è stato estremamente esplicito al riguardo. In un documento di aprile 2014 dal titolo esplicito, “Perché un’autorità di promozione del commercio è essenziale per l’agricoltura USA e il TTIP”, c’è scritto chiaramente “i lunghi ritardi nella revisione dei prodotti biotecnologici causano barriere alle esportazioni USA di granaglie e oleaginose”.
Abbiamo quindi il sospetto che la pressione delle lobby OGM “pro-TTIP” stia dando i suoi frutti e che la Commissione stia offrendo di proposito ai Paesi membri una falsa libertà di scelta, che non regge in nessun tribunale. Le regole del libero mercato in UE prevarrebbero sempre sulle scelte dei singoli Stati, in particolar modo se ai governi sarà negata la possibilità di giustificare i divieti adottati a livello nazionale per ragioni di carattere ambientale o sanitario.
Ci pare un ottimo motivo per fermare il TTIP: http://stop-ttip.greenpeace.it/
Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia
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