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Blog » 2015 » Gennaio » 12 » La Crisi del Capitalismo - Parte 2
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La Crisi del Capitalismo - Parte 2

In parecchi si chiederanno: chi avrebbe però mai l’interesse di affossare il sistema finanziario mondiale? Non subirebbero ingenti perdite economiche anche costoro? Calma, calma, dobbiamo renderci conto che i criteri di giudizio che valgono per noi, ad altri livelli non hanno alcun valore. La risposta è che parliamo di forze che non ragionano in termini di denaro, bensì in termini di quanta percentuale del tutto essi posseggano e controllino. È una visione del mondo molto differente dalla nostra. Le crisi artefatte permettono a questi soggetti di incrementare detta percentuale. E tutto il resto è per loro coerentemente irrilevante.

Se nella catastrofe prossima ventura la maggior parte delle banche dovesse fallire, quelle che avanzeranno saranno più grandi e potenti di prima.

Mario Monti è probabilmente solo l’antipasto di ciò che ci aspetta in Italia. Il trasferimento di sovranità procede a rapidissimi passi e si spera che i nuovi sovrani ci trattino poi con maggior garbo di quello che l’Unione Sovietica riservò ai propri satelliti. Già, perché il mondo occidentale si sta rapidamente sovietizzando, come ha spiegato efficacemente già fin dal 2007 il celebre dissidente sovietico Vladimir Bukovski, nei suoi libri Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e URSS-EURSS ovvero il complotto dei rossi. E se a non riconoscere la puzza di Unione Sovietica non sono capaci i dissidenti sovietici, ditemi voi chi mai potrebbe.

Molta gente non se ne rende conto poiché il processo viene attuato per gradi. È il modello della rana nell’acqua bollente. Se si getta una rana viva in una pentola piena di acqua bollente essa balza subito fuori dalla pentola. Ma se si introduce la rana nell’acqua fredda e lentamente la si porta ad ebollizione, la rana non si accorge di cosa sta accadendo e si ritrova lessa. L’erosione di libertà in atto nell’occidente democratico segue lo stesso principio. Quando ti accorgi di quanto sta accadendo è ormai troppo tardi. La democrazia viene smantellata per gradi, sostituita dalla mera retorica democratica, un mantra vacuo ed ipnotico che dai pulpiti televisivi e giornalistici si riversa sul gregge dei lemming che inconsapevole si lascia guidare verso il precipizio dal quale non vi è ritorno.

Il debito dell’Italia non potrà mai venire ripagato, così come non potranno mai venire ripagati i debiti di ciascuna delle altre nazioni. Creati a partire da denaro fittizio, questi debiti sono in effetti immaginari. Così come sono immaginari i risparmi monetari che la gente crede di avere. Il mondo finanziario di oggi è la più grande catena di San Antonio della storia (gli americani lo chiamano Schema Ponzi), e si sa che le catene di San Antonio sono inevitabilmente destinate ad infrangersi contro il muro della crescita esponenziale.

In pochissimi anni il valore dei prodotti finanziari derivati in circolazione è salito a 707 migliaia di miliardi di dollari (Giugno 2011), pari ad oltre 10 volte il prodotto mondiale lordo, il 95% di cui nelle mani delle solite prime cinque banche d’affari statunitensi. Tutta roba che non esiste, ma che si fa finta che ci sia e coerentemente ha quindi un impatto sulle cose del mondo proporzionato alla propria smisurata mole. Quando il telegiornale ci racconta che l’Italia è sotto attacco dai “mercati”, probabilmente si tratta di quei cinque lì. I governi d’Europa vengono stravolti per calmare e assecondare “i mercati” – cioé sempre quelle cinque banche lì. Esse oggi fanno e disfanno governi agitando lo spauracchio di “mercati” che in realtà non esistono in unione alla minaccia costituita da una mole titanica di valori derivati (definiti da Warren Buffet vere e proprie “armi di distruzione di massa”) che in verità sono soltanto il frutto di diabolici giochi di prestigio. 707 migliaia di miliardi di dollari! Per mettere da parte un valore del genere tutti i sette miliardi di persone del mondo dovrebbero lavorare dieci anni senza mangiare, bere, cambiarsi d’abito né mai spendere un centesimo. È quindi tutta una gigantesca bolla di illusione, destinata fatalmente a scoppiare come tutte le bolle di irrealtà. Debito? Non esiste alcun debito. È tutto solo nella vostra testa, perché siete stati ipnotizzati. Siamo tutti in trance. Perduti in un mondo illusorio dove ci hanno convinto che stiamo affogando. Un oceano di debiti che esiste solo nella nostra fantasia. Vittime della stregoneria finanziaria proprio come i popoli che chiamiamo primitivi si lasciano schiavizzare dai rituali voodoo. Dieci volte il valore prodotto dal mondo è oggi nelle mani di cinque soggetti che di concreto in questo mondo non hanno prodotto assolutamente nulla – se si eccettua proprio questo fantasmagorico caleidoscopio di chimere finanziarie che è reale solo perché tutti lo confondono con il vero. Una ciclopica illusione collettiva che è stata creata ad arte e viene mantenuta e progressivamente ingigantita per forzare l’adozione di misure draconiane destinate a dare una gran bella potatura alle classe medie delle ricche nazioni occidentali.

Perché questo è probabilmente l’obiettivo finale. A cosa serve la conquista del mondo, senza un preciso disegno su cosa poi farne?

In un mondo occidentale che invecchia, che non fa figli, che si deindustrializza delegando la produzione dei beni alla Cina, con l’aggravante di un globo dalle risorse naturali limitate ed in progressivo e rapido esaurimento, il modello di una società con un’ampia e prospera classe media non è sostenibile nel lungo termine. È uno sciame di cavallette che non voterà mai democraticamente per darsi una seria regolata. Rinunciare all’auto? Alle vacanze low cost? Allo shopping dei saldi? Giammai. (Per rendersi pienamente conto di come noi cavallette umane stiamo devastando il pianeta consiglio a tutti la visione dello straordinario documentario Home, denso di immagini di bellezza ineguagliabile.)

È quindi verosimile che le elite abbiano deciso per una drastica scrematura dei benestanti, e il teatro della crisi del debito a cui assistiamo ne costituisce eventualmente il prologo. D’altra parte, la storia dell’Uomo è per millenni segnata dalla divisione fra ricchi e poveri e l’esperimento di qualche decennio di classe media benestante potrebbe essere ad un passo dal capolinea. O comunque ad una sensibile riduzione del benessere. O della classe media. Ecco il potere del debito, brandito come arma di distruzione di massa.

Il debito immaginario è il più potente e raffinato strumento di coercizione inventato dall’Uomo.

Non tutti sanno che uno dei trucchi delle mafie che controllano il racket della prostituzione è quella di creare un debito fittizio e mai ripagabile da affibbiare alle prostitute che essi controllano. Tutte le povere africane o ragazze dell’est che vediamo battere sulle strade italiane hanno un debito da pagare a chi le ha portate in Italia, un debito strutturato in modo da non estinguersi mai.

Ma la logica di un debito fittizio, di cui non si è responsabili e che non potrà venire saldato mai è antica come la nostra storia. Non nasce forse ogni cristiano con il suo bel Peccato Originale che lo accompagnerà per tutta la vita qualsiasi cosa egli faccia? Lo stesso Peccato Originario è una forma di debito immaginario, che non a caso è sempre stato usato dalla Chiesa per rafforzare la propria autorità ed imporre le proprie direttive.

Finché non si prende coscienza dell’illusorietà del debito, comportandosi di conseguenza, si è destinati a rimanere schiavi.

L’Argentina nel 2002 fece qualche passo in tale direzione, e dopo un paio di anni di inevitabili difficoltà la sua economia è decollata e l’anno scorso è giunta a crescere dell’8%. A marzo 2012 si è anche riappropriata di una più piena sovranità monetaria, in controtendenza rispetto ad un Occidente sempre più risoluto a non avere alcun controllo sopra il proprio denaro.

Le scelte strategiche sane che l’Italia dovrebbe attuare per avere un futuro florido sono nella stessa direzione imboccata dall’Argentina, ovvero una forte ristrutturazione del debito – se non lo si potrà mai pagare è inutile fare finta del contrario e distruggere nel vano tentativo la capacità produttiva del paese – e soprattutto ritorno alla sovranità monetaria con eventuale rapida uscita dall’euro. Ciò sarebbe ovviamente un processo drammatico e dolorosissimo, ma l’alternativa si rivelerà probabilmente notevolmente peggiore, soprattutto nel lungo termine.

Mario Monti ovviamente non farà nulla di tutto ciò – è lì per compiere l’esatto contrario di ciò che dovrebbe – né c’è molto da sperare in una classe politica che in fila per quattro col ritorno di due ha abdicato alle proprie responsabilità e consegnato le chiavi del paese agli stessi banchieri attivi nel generare la crisi che ora fingono di medicare. Una classe politica che accetta di buon grado di non governare purché i nuovi padroni mantengano sostanzialmente immutati i loro stipendi dorati, diritti di saccheggio nei rispettivi feudi e naturalmente i sacrosanti privilegi di casta.

E così Monti ha potuto impunemente varare la sua manovra affonda-Italia, orwellianamente chiamata salva-Italia. Il 10% per cento di tutto il maltolto del primo anno, due miliardi e mezzo di euro – pari allo 0,5 % del prodotto nazionale lordo – è stato da Monti immediatamente devoluto alla banca d’affari americana Morgan Stanley a copertura di una oscura, molto oscura operazione di derivati avviata da Mario Draghi anni fa. A casa di Morgan Stanley si è subito stappato champagne, con duemilacinquecento milioni di euro in più in cassa ce lo si può ben permettere. La quasi totalità della grande stampa italiana ha intensamente taciuto su dove siano finiti cotanti soldini degli italiani. Il finanziamento dell’editoria serve a ben questo.

Monti come Schettino, quindi, manovra elegante (i giornali applaudono) con inchino (ai banchieri) e tuttavia completamente sbagliata – seguirà inevitabile sciagura con pittoresco naufragio mentre sui ponti e nei bei saloni gli ignari ancora danzano nei festeggiamenti per la fine del ventennio berlusconiano. Cornuti, mazziati, stavolta vieppiù inculati e pur tuttavia contenti – de gustibus non est disputandum.

A questa sodomizzazione di massa avrebbe ben pensato di dare un sostanziale contributo anche Draghi che con la BCE in due rate ha prestato un trilione di euro (nostri) alle banche al tasso dell’1%, così che esse potessero riprestarci i nostri soldi al 5-8% comprando alcuni rinnovi del nostro debito. Per le banche un guadagno mostruoso a suon di denari palesemente rubati dalle nostre tasche, un carry trade di rara ignominia che nessuno ha il potere o il coraggio di impedire.

Un’ultima vestigia di vagheggiata opposizione a questo colpo di stato è stata tenuemente paventata dalla Lega, e come volevasi dimostrare è subito giunta implacabile, puntuale, la mannaia di uno scandalo a mettere il servo recalcitrante in castigo.

La blogosfera italiana si eccita alla notizia della denuncia penale depositata da un avvocato contro Napolitano e Monti, ma l’azione – ancorché nobile – è debole poiché soprattutto imperniata su violazioni della Costituzione, un pezzo di carta che da tempo ormai nessuno rispetta. “L’Italia ripudia la guerra” ecc. – ma davvero? Spiegatelo ai libici, ai serbi, agli iracheni, agli afgani. Qui siamo di fronte a comportamenti nella magnitudo dell’alto tradimento, qui non si tradisce solo un pezzo di carta, bensì l’intero popolo che si finge di rappresentare, questa è roba da tribunali speciali. Che fecero i francesi nell’immediato dopoguerra ai loro politici collaborazionisti con gli invasori nazisti? Una denuncia penale? Osserva correttamente Pino Cabras che la decapitazione di un sistema politico non può che essere azione pienamente politica. Pecca egli tuttavia di eccessivo ottimismo quando auspica che ciò si attui mediante azioni penali. Dato che tutti i poteri dello stato sono ormai irrimediabilmente avariati, sperare che una parte dello stato possa ripararne un’altra è ciò che gli anglosassoni chiamerebbero wishful thinking, che in italiano mal si traduce con pii desideri.

Le rivoluzioni sono un’altra cosa. Ma nessuno sa più come si fanno. A parte forse i franchiser delle rivoluzioni colorate, che però non ci daranno in concessione il format. E senza un format – il libretto d’istruzioni dei tempi moderni – chi mai riesce a fare più qualcosa di originale in questo nostro paese segnato da decenni di progressivo rincoglionimento televisivo? Chi ha mai visto dei cittadini scendere spontaneamente in piazza a ribellarsi, senza essere stati chiamati a farlo da qualche soggetto autorevole (partiti, sindacati ecc.)? In Islanda lo hanno fatto, ma da noi… Esiste in Italia ancora qualche soggetto autorevole che non sia stato cooptato dai burattinai? L’umore sociale per una rivoluzione si sta formando – un recente sondaggio (realizzato da IPR Marketing per le ACLI) rivela che un terzo degli italiani pensa che l’unica cosa che può cambiare le cose in Italia sia una rivoluzione. La via penale potrebbe avere qualche effetto se a presentare una denuncia contro Napolitano e Monti si aggiungessero migliaia di cittadini, ognuno con una denuncia propria. Uno tsunami di denunce costituirebbe un pesante fatto politico e potrebbe forse muovere le acque. Altrimenti…

Les jeux sont faits. Rien ne va plus.

I grandi banchieri, giunti al giro finale nella loro conquista del mondo, sono quindi davvero così cattivi?

Naturalmente, è tutta una questione di punti di vista. Il punto di vista di un tiranno non è mai quello che immagina il tiranneggiato. Non è che il tiranno ogni giorno si guarda allo specchio e si chiede, specchio specchio delle mie brame chi è il più crudele del reame. Lasciamo a Disney e a Hollywood queste sciocche rappresentazioni della realtà. Il tiranno non pensa mai in termini di tirannia, bensì di ordine, e naturalmente considera se stesso il soggetto ideale ad istituirlo e mantenerlo. Hitler e Stalin erano convinti di edificare il migliore dei mondi, così come con tutta probabilità ne sono convinti oggi i banchieri. Sono celebri le affermazioni a riguardo attribuite a Rockefeller:

Io e la mia famiglia siamo accusati di volere sviluppare una struttura socio-economica e politica il cui fine è controllare il mondo. Se questa è l’accusa, mi dichiaro reo confesso. (David Rockefeller, Le mie memorie, pg. 405)

Sono molto riconoscente ai direttori del Washington Post, del New York Times e del Time Magazine per avere presenziato alle nostre riunioni e avere rispettato la promessa di assoluta discrezione e riservatezza a riguardo per quasi quarant’anni… sarebbe stato impossibile lo sviluppo della nostra società sotto la luce dei riflettori in tutti questi anni. Sono certo che il mondo odierno sia pronto alla progressione unanime verso la creazione di un solo grande governo mondiale. Si tratterà di un’entità sovranazionale controllata da un’élite intellettuale e imprenditoriale accuratamente scelta, la gestazione sarà in mano alle banche. Credo che questo mio progetto sia di gran lunga preferibile all’auto-determinazione nazionale esercitata in tutti questi secoli. (Convegno del Gruppo Bilderberg del giugno 1991 a Baden, Germania – citazioni da Wikiquote)

Se c’è un detto che dice che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, qualche ragione ben ci sarà. Al di là dei sogni, nel mondo reale il paradiso finisce quasi sempre per assomigliare all’inferno, per lo meno nell’esperienza di una parte di coloro che vi alloggiano. In un universo dualistico, è probabilmente inevitabile che gli opposti siano destinati ad incontrarsi e scambiarsi di ruolo. Aldous Huxley descrisse l’utopia nell’immortale classico Il Mondo Nuovo, ove si comprende che la società perfetta è allo stesso tempo inevitabilmente anche il più agghiacciante degli incubi. Alle stessa conclusione giunse Robert Sheckley con il suo memorabile Un Biglietto Per Tranai.

Alla fin della fiera, il giudizio è un fatto eminentemente soggettivo, ciò che per taluni è un paradiso è per altri un inferno nonché viceversa e questo mette la parola fine all’ambizione di creare un mondo che piaccia a tutti.

Naturalmente può anche darsi che io mi sia completamente sbagliato, che non vi sia alcun occulto regista di questa crisi epocale, che l’illimitata stupidità umana giunga a dominare anche le menti di chi nel mondo detiene i massimi poteri e le massime responsabilità. In molti, sono certo, sono convinti di questo. E parecchi sono addirittura pronti a strillare istericamente “complottista, complottista!” ogniqualvolta qualcuno si azzardi ad ipotizzare che il mondo sia diverso e più complesso di come sembri e che quando si affrontano eventi di una magnitudo di portata storica quasi sempre le apparenze ingannano; ma si sa che la scimmia nuda (così l’antropologo Desmond Morris definitì una volta l’essere umano) ha una lunga tradizione nel manifestare aggressività verso chiunque non condivida le sue illusioni.

Questi apologeti de “il mondo è come ci appare”, traboccanti di facili risposte ed impermeabili ad ogni domanda destabilizzante, sprofondati in questa credenza rassicurante che essi confondono con lo scetticismo e che li fa sentire molto intelligenti, si illudono che l’assenza di un disegno in questa crisi sia come in altri casi lo scenario preferibile. In effetti, di solito lo è. Lo è nel caso dei fatti dell’11 settembre. Lo è nel caso delle guerre climatiche. Ma stavolta, se non c’è una regia occulta in questa spaventosa crisi finanziaria, se gli avvenimenti a cui assistiamo sono per una volta veramente ciò che sembrano, se il capitalismo terminale è nella sua delirante autoreferenzialità veramente il gigante coi piedi d’argilla che appare, allora nulla, nulla potrà impedire la disintegrazione totale di un sistema monetario ipertrofico che si regge sul nulla, ha già superato di slancio il bordo del precipizio, è magicamente sospeso a mezz’aria per qualche istante e, proprio come Wilcoyote, non appena si renderà conto del nulla sul quale poggiano le sue zampe di colpo precipiterà nell’abisso sottostante. In tal caso forse ci salveremo dal Nuovo Ordine Mondiale, ma il Nuovo Disordine Mondiale – con le inevitabile guerre che esso porterebbe con sé – non ce lo toglierà nessuno. Non è chiaro in che modo ciò potrà costituire una convenienza per noi. Sarà eventualmente un vantaggio per chi verrà dopo di noi, ma questa mi pare per noi una ben magra consolazione.

Se invece non mi sono sbagliato ed una regia precisa esiste, sarà proprio l’orrore di una crisi senza via di uscita che consentirà ai registi di imporre la loro “soluzione” al mondo. Il solito giochino Problema-Reazione-Soluzione – ti metto nei guai per poi offrirti il mio subdolo aiuto che aiuto non è – ma su scala massima, e magnitudo inedita. Possiamo ipotizzare che ci toccherà scegliere fra l’opzione di dare l’addio ai nostri soldi e basta, e l’opzione di dare l’addio ai nostri soldi ricevendo in cambio l’equivalente nella nuova valuta mondiale, probabilmente una moneta interamente elettronica e sotto l’assoluto controllo dell’invisibile direttore d’orchestra. La decisione sarà scontata. Quando ti fanno un’offerta che non puoi rifiutare, hai poco da scegliere.

Se questo scenario si realizzasse, le implicazioni potrebbero essere degne delle migliori utopie (o distopie, fate voi) fantascientifiche.

Possiamo immaginare un futuro prossimo nel quale qualsiasi pagamento di qualsiasi natura si verifichi in modo invisibile e completamente automatico. Neppure le carte di credito saranno più necessarie. Qualsiasi oggetto prodotto da qualsiasi industria conterrà un microchip che lo identificherà. Al posto dei documenti di identità verremo identificati ovunque dalla scannerizzazione delle nostre retine e le nostre impronte digitali, mentre i microchip che avremo impiantati ci localizzeranno in ogni istante, rendendo possibile la tracciatura di ogni nostra relazione con qualsiasi oggetto o persona a loro volta muniti di chip, e monitorando en passant le nostre condizioni fisiologiche ed umorali. In effetti, chip impiantati dentro di noi potrebbero benissimo svolgere anche la funzione di macchina della verità che si attiverebbe automaticamente nel caso di interrogatori da parte di qualsiasi pubblico ufficiale. E ci sanzionerebbero ad ogni bugia, ed ogni sanzione – bugie, multe per parcheggio vietato, eccesso di velocità, ingiurie a pubblico ufficiale, eiaculazione precoce (i microchip registrano tutto, compresa la violazione al diritto al piacere dei nostri partner) – ogni sanzione ci verrà automaticamente detratta dal nostro conto corrente. Nessun supermarket avrebbe più bisogno di casse e cassieri poiché asportarne un prodotto ne comporterebbe l’acquisto automatico. Qualsiasi regalo fra persone in futuro dovrà quindi essere regolarmente autorizzato e registrato, o altrimenti si trasformerà in un acquisto automatico, con tutte le implicazioni fiscali connesse. Il furto con destrezza scomparirà quindi dalla faccia della terra, poiché chiunque rubasse qualcosa, in effetti si ritroverebbe ad avere invece effettuato un acquisto. E i poveri? Quelli che termineranno il loro denaro elettronico e rimarranno a secco? Beh, chi non saprà essere un buon schiavo libero di muoversi entro le regole del sistema potrà sempre essere un buon schiavo libero di muoversi entro le mura di un carcere. Già oggi l’1% della popolazione degli Stati Uniti, patria della libertà, è libera di stare in carcere dove è eventualmente anche costretta a lavorare per 25 centesimi l’ora oppure finire in cella d’isolamento. Già si parla di “complesso industrial-carcerario”, tanto è grosso il giro d’affari dei lavori forzati in America. La privatizzazione delle carceri ha trasformato un onere (mantenere il detenuto) in una risorsa (produttività del lavoro degli schiavi), il che spiega perché la popolazione carceraria è in rapida crescita (un quarto di tutte le persone oggi incarcerate nel mondo si trovano negli Stati Uniti).

In un mondo in cui finire in rosso sul proprio conto comporterà la reclusione e i lavori forzati – pardon, socialmente utili – ogni forma di dissidenza sarà fortemente disincentivata. Per mantenere le apparenze democratiche si consentiranno formalmente le espressioni pubbliche di dissenso, inquadrandole tuttavia eventualmente come “turbe delle quiete pubblica”, “procurato allarme”, “complottismo pernicioso”, “diffamazione della democrazia”, e coerentemente sanzionate. Con la libertà di espressione ridotta intrinsecamente a merce essa stessa, lamentarsi diverrà un lusso, che i poveri potranno concedersi solo in occasioni saltuarie – un compleanno, un anniversario, un capodanno -  mentre i ricchi ne compreranno a iosa per poi lasciarla in pasto ai loro cani.

Che ne dite? Vi sembra che ci siamo lasciati trasportare troppo dalla fantasia? È tutto solo fantascienza?

Errore, errore. Ogni cosa appena ipotizzata è tecnicamente possibile già oggi stesso, quindi la parola fantascienza è qui non del tutto appropriata. Ciò che manca è soltanto la volontà politica di trasformare quanto detto in realtà. Uno scenario del genere sarebbe l’ideale per i grandi banchieri, e quindi perché mai essi dovrebbero accontentarsi di qualsiasi cosa di meno? La volontà politica è ovviamente legata anche alla disposizione del grande pubblico di accettare senza troppo subbuglio una simile trasformazione. Il che ci riporta alla memoria un’altra frase famosa attribuita a Rockefeller e citata ovunque:

“L’unica cosa di cui abbiamo bisogno è la crisi delle superpotenze che poi si dilagherà in tutto il mondo ed allora sarà accettato un unico governo mondiale.”

E forse non è un caso che alla generazione alla quale toccherà pagare il conto di quanto si sta tramando oggi sia stata rifilata la disgustosa moda moderna di andare in giro con le braghe calate e porzioni di culo in vista. Visto che loro sono poi quelli che più degli altri se lo prenderanno in quel posto, c’è un tocco di raffinata maestria nell’ammaestrarli a calarsi fin d’ora le braghe spontaneamente. Naturalmente può anche darsi che sia solo una curiosa coincidenza. Perché no? Dio non gioca a dadi perché non è uno sciocco, ma quando si tratta di farsi beffe degli esseri umani non è secondo a nessuno.

Il mito della crescita economica infinita si sta disintegrando. Non è possibile una crescita infinita in un ambiente finito. Teorici come Georgescu Roegen lo sostengono da decenni, inascoltati – nonostante si tratti dell’Uovo di Colombo (ho riassunto la Teoria Bioeconomica di Decrescita di Roegen nel 2006 nel mio libro Il Mito dell’11 Settembre, che in effetti si occupa di molte altre cose oltre che dell’11 settembre).

Adesso ci è arrivata pubblicamente anche la britannica New Economics Foundation, che ancora nel 2006 si stupiva che la crescita “non stava fuzionando.” La crisi artefatta con tutta probabilità serve soprattutto a questo, a dare una forte rasoiata al benessere della classe media dei paesi ricchi. Forzare una immediata catastrofe controllata, opzione ritenuta preferibile ad una futura inevitabile catastrofe incontrollata.

 

 

 

Una volta separati i soldi dalle persone, per completare l’opera converrebbe allora ai criptocrati di separare anche le persone dalla vita, ovviamente solo quelle “di troppo”, così da fare più spazio e ridurre ulteriormente i consumi di materie prime di cui già inizia ad esserci penuria al mondo. Come dite? Non oserebbero mai spingersi a tanto solo per inseguire il sogno di un mondo ideale, più snello di quello attuale e perfettamente sotto il loro controllo? No, naturalmente, mai essi si sporcherebbero le mani con azioni tanti abominevoli… quando di certe cose si può occupare la natura stessa. Magari con qualche piccolo aiutino.

E scopriremo allora eventualmente il vero significato delle promesse che i media ci hanno inflitto a ripetizione negli ultimi anni di una mortale pandemia che di sicuro dovrà avvenire da un momento all’altro a causa di virus influenzali mai sentiti fino a qualche tempo fa e che ora non vedono l’ora di mutare in una forma che ci ucciderà in centinaia di milioni. Gli ottimisti sono convinti che si trattò solo di una megatruffa in un sistema marcio e corrotto finalizzata a vendere ai governi centinaia di milioni di dosi di inutili vaccini. E questi sarebbero gli ottimisti. Ci auguriamo che abbiano ragione loro. Ma la frequenza con cui da qualche tempo questa parte gli ottimisti hanno sistematicamente torto non darebbe adito a troppe speranze.

Visto che però abbiamo tirato in ballo la fantascienza, a chiunque si voglia gustare qualche estrapolazione davvero fantascientifica sul tema segnalo un racconto di fantascienza scritto a quattro mani dal sottoscritto assieme all’amico e scrittore inglese Ian Watson[1] (noto ai più come l’autore della storia del film A.I. Intelligenza Artificiale di Spielberg) e da poco pubblicata in America su Flurb, la rivista web per racconti fuori di testa di Rudy Rucker – noto scrittore americano e cofondatore del movimento cyberpunk. Il racconto esiste solo in inglese a causa della scarsa propensione degli editori italiani a pubblicare la mia narrativa nella mia lingua natale, il che ormai mi induce a scrivere questa roba direttamente in inglese. Chi si destreggia nella lingua di Albione apprenderà da questo racconto qual’è il modo migliore – ed al quale nessuno penserebbe mai – per risolvere tutti i problemi monetari del mondo una volta e per tutte. Il racconto è leggibile interamente online e addirittura scaricabile assieme alla rivista come ebook gratuito cliccando qui. Lettura consigliata solo a soggetti elastici di pensiero. Ma chi è riuscito a leggere sino a qui ha qualche probabilità di farcela.

Roberto Quaglia

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